Yngwie Johann Malmsteen: da enfant prodige della sei corde a Maestro del "Baroque & Roll". Il Paganini della chitarra, il Bach del metal, il creatore dell'heavy neoclassico, il vichingo della sei corde, il Maestro - sono questi alcuni degli appellativi con cui viene di solito designato uno dei più geniali chitarristi dell'ultimo ventennio, lo svedese Yngwie Johann Malmsteen. Amato incondizionatamente dai suoi numerosi fans, ma spesso bersaglio di feroci critiche da parte dei detrattori che lo considerano troppo tecnico e prigioniero del suo ego d'acciaio, Yngwie è comunque un personaggio che non passa inosservato e il suo guitar playing ha segnato profondamente almeno una generazione di chitarristi. - I PRIMI ANNI DEL "GIOVANE CONDOTTIERO VICHINGO" - Yngwie Lannerback è nato a Stoccolma il 30 giugno 1963, in una famiglia di appassionati cultori di musica, soprattutto classica; la musica ha quindi segnato sin dalla più tenera età la sua vita e quella dei suoi fratelli maggiori Bjorn e Ann Louise, divenuti anch'essi musicisti. Yngwie ricevette la sua prima chitarra in occasione del suo quinto compleanno, ma la sua passione per lo strumento ebbe inizio solo un paio d'anni più tardi e in una circostanza ben precisa: la morte del chitarrista Jimi Hendrix, avvenuta il 18 settembre 1970. Quel giorno la tv svedese trasmise un programma su Hendrix, le cui esibizioni dal vivo impressionarono Yngwie a tal punto da indurlo a suonare ossessivamente la chitarra giorno e notte: quasi un passaggio di testimone tra due geni della sei corde. Nella formazione musicale del maestro svedese, che è autodidatta, ha giocato un ruolo di fondamentale importanza anche una delle più note hard rock bands degli anni '70, i Deep Purple; a destare l'ammirazione di Yngwie era soprattutto il loro chitarrista Ritchie Blackmore, il cui stile aveva un orientamento classicheggiante. Anche la musica classica e barocca hanno profondamente influenzato Yngwie, che nei credits di tutti i suoi album cita con reverenza i maestri del passato da cui ha tratto ispirazione sin dagli inizi della sua vita di musicista: in primis Bach, Vivaldi e Paganini, ma anche Mozart e Beethoven. Naturalmente, una passione così ardente per la musica ha allontanato ben presto Yngwie dagli studi, ma la madre Rigmor, che aveva intuito le sue grandi potenzialità, gli permise di dar liberamente sfogo alla sua vena artistica. All'età di 10 anni, dopo il divorzio dei suoi genitori, il guitar hero svedese modificò il suo nome in Yngwie Johann Malmsteen: Malmsteen è il cognome dell'amatissima madre, mentre Yngwie - un tempo il suo terzo nome - è un antico nome svedese che significa "giovane condottiero vichingo". Cinque anni più tardi Yngwie lasciò definitivamente la scuola per dedicarsi alla musica, formando numerose bands costruite attorno al suo unico ed esplosivo guitar playing, reso tale da una particolare modifica apportata al manico delle sue chitarre. Infatti, all'epoca, il giovane axeman lavorava presso un liutaio ed è qui che, maneggiando un liuto del XVII secolo, venne a contatto per la prima volta con lo "scalloped neck", vale a dire con un tipo di manico dai tasti incavati. Da allora, lo scalloped neck fa parte integrante del guitar playing di Malmsteen. Dopo aver evitato il servizio militare, Yngwie cominciò a pensare seriamente al suo futuro di musicista, ma, nonostante il grande talento, nessuna casa discografica svedese lo prese in considerazione; ecco, allora, pur di sfondare, farsi strada in lui l'idea di un trasferimento all'estero. Nel 1983, Yngwie spedì un demo con alcune delle sue pirotecniche composizioni a Mike Varney, recensore di nuovi talenti sulla rivista specializzata americana Guitar Player e proprietario di una piccola casa discografica, la Shrapnel Records. Dopo aver ascoltato e recensito il demo, Varney invitò subito Yngwie a trasferirsi a Los Angeles per entrare a far parte degli Steeler, una metal band che il produttore stava appunto formando in quel momento. - IL TRASFERIMENTO IN AMERICA E LA PRIMA FASE DELLA CARRIERA SOLISTA - Gli Steeler, band praticamente costruita intorno al cantante Ron Keel, durarono solo l'arco di un album, che è diventato ormai un classico dell'heavy anni '80. L'album, omonimo, mise subito in risalto le straordinarie doti di Yngwie, particolarmente evidenti nel celebre assolo - intro di "Hot On Your Heels". Dopo quest'esperienza, il giovane axeman entrò a far parte degli Alcatrazz, band il cui stile si ispirava ai Rainbow e fondata dal cantante Graham Bonnet. Con gli Alcatrazz, Yngwie incise due albums - "No Parole From Rock'n'Roll" e "Live Sentence" - le cui tracce contengono alcuni assoli divenuti ormai leggendari: "Kree Nakoory", "Jet To Jet" e "Hiroshima Mon Amour". Il successo riscosso, specie presso gli appassionati della chitarra, fece capire a Yngwie che era ormai giunto il momento di spiegare le ali verso una fulgida carriera solista. Risale al 1984 la pubblicazione del primo solo - album, ora considerato la "bibbia" del rock neoclassico: "Rising Force". L'album, quasi interamente strumentale, contiene alcune delle composizioni più celebri di Yngwie - tra cui "Black Star" e "Far Beyond The Sun" - e ha lanciato l'axeman svedese, consacrato 'miglior nuovo talento' dai lettori delle riviste specializzate. L'anno successivo, Yngwie, affiancato dalla sua storica band Rising Force, pubblicò un altro capolavoro di rock neoclassico: "Marching Out". In quest'album c'è maggiore spazio per brani cantati, affidati alla voce profonda e ricca di pathos di Jeff Scott Soto; "Marching Out" è pieno di ottime composizioni dai testi epici (come "I'll See The Light Tonight" e "I Am A Viking") che Malmsteen esegue ancora dal vivo. Lo stile neoclassico del maestro svedese raggiunse nuove vette nel 1986 con la pubblicazione di "Trilogy", uno dei migliori della sua carriera, contenente lo straordinario strumentale "Trilogy Suite Op: 5", un mito per un'intera generazione di chitarristi. Yngwie ama profondamente quest'album ed esegue tuttora canzoni divenute ormai storiche come "Fury" e "Liar". Nel 1987 la carriera del brillante enfant prodige della sei corde ha rischiato di essere spezzata per sempre da un terribile incidente automobilistico, avvenuto poco prima del suo 24esimo compleanno: Yngwie rimase in coma per una settimana e dovette poi sottoporsi ad un lungo periodo di riabilitazione soprattutto per recuperare l'uso della mano destra. Ma il 1987 ha riservato altre amare sorprese al guitar hero: la morte dell'amatissima madre e problemi finanziari causatigli da un manager disonesto. In questo quadro così fosco Yngwie cercò conforto nella musica e il risultato è stato "Odyssey", pubblicato nel 1988: rispetto ai precedenti, un album più accessibile al grande pubblico che riscosse un notevole successo, facendo conoscere Yngwie anche al di fuori della ristretta cerchia di appassionati della chitarra. Una buona parte di questo successo si deve attribuire alla presenza di Joe Lynn Turner, dotato vocalist che in precedenza aveva militato nei Rainbow. "Odyssey", ora non molto amato da Malmsteen, contiene alcune delle sue canzoni più famose come "Heaven Tonight", "Dreaming" e "Déjà Vu". A questo album ha fatto seguito un lungo tour che ha portato Yngwie addirittura nell'ex Unione Sovietica (febbraio 1989) per una serie di memorabili concerti, immortalati nel disco e nel video "Trial By Fire - Live In Leningrad". Quest'opera, infine, ha segnato l'epilogo della 'fase Rising Force' della carriera di Yngwie: infatti, alla fine del tour di "Odyssey", la band, che nel corso degli anni aveva subito vari cambiamenti di line up, si sciolse definitivamente. - IL TRASFERIMENTO A MIAMI E LA NASCITA DI UNA NUOVA BAND - Con il trasferimento a Miami, ha inizio una nuova fase della carriera di Yngwie. Il primo problema che si pose al guitar hero è stato la formazione di una nuova band, per la quale egli reclutò musicisti svedesi; tra i suoi nuovi compagni di ventura spicca il cantante Goran Edman, in precedenza singer di John Norum. Il primo album registrato con questa line up è "Eclipse" (1990), un lavoro alquanto commerciale e piuttosto lontano dalle consuete sonorità neoclassiche ed epiche di Yngwie. "Eclipse", soprattutto a causa della scarsa promozione da parte della casa discografica Polygram, non riscosse grande successo ad eccezione del Giappone, dove Yngwie è sempre stato ed è tuttora una star di prima grandezza. Frustrato da questo insuccesso e disgustato dall'atteggiamento della Polygram, Yngwie decise di cambiare etichetta; l'ultimo album pubblicato con questa casa discografica è "The Yngwie Malmsteen Collection", una raccolta dei maggiori successi dal 1984 al 1990. Tuttavia, grazie al lavoro del suo nuovo manager, Nigel Thomas, nel marzo del 1991 il guitar hero poté sottoscrivere un contratto con un'altra major label, l'Elektra. Al 1991, inoltre, risale il primo matrimonio di Yngwie, con Erika Norberg; l'unione è naufragata nell'aprile del 1992, dopo soli 11 mesi. Nel 1992 vide la luce l'album di debutto per l'Elektra, "Fire And Ice" in cui Yngwie è accompagnato pressoché dalla medesima formazione del precedente lavoro. Con quest'opera, l'axeman ritorna alle sonorità di un tempo, come dimostrano canzoni come "No Mercy", "How Many Miles To Babylon" e "Cry No More". "Fire And Ice" riscosse uno straordinario successo in Giappone, dove raggiunse immediatamente il top delle classifiche, e un buon successo in Asia e in Europa. Gli Stati Uniti, invece, dove stava imperversando la corrente musicale "grunge" sembrarono aver voltato le spalle all'enfant prodige della chitarra un tempo tanto osannato. L'Elektra, visti gli scarsi risultati delle vendite in America, decise di liberarsi di un artista così lontano dai trend in voga, rescindendo il contratto di Yngwie nel marzo del 1993. Sempre in quell'anno altre disavventure colpirono Yngwie: la morte del suo manager, un incidente in cui si ruppe la mano destra e una bega giudiziaria, poi completamente chiarita, che lo portò addirittura all'arresto. Ma la fine del 1993 fu senz'altro più positiva: un nuovo contratto discografico, con la label giapponese Pony Canyon, e un nuovo matrimonio, celebrato nel dicembre 1993 a Stoccolma, con Amberdawn Landin. - LA FASE "PONY CANYON" - Il primo capitolo di questa nuova fase della carriera di Yngwie è "The Seventh Sign", pubblicato nel febbraio 1994. L'album raggiunse immediatamente i vertici delle classifiche, dimostrando che l'asso svedese - dopo un periodo tutto sommato opaco - era ancora in grado di offrire molto al suo pubblico. "The Seventh Sign" contiene songs di grande impatto come la title track, "Crash & Burn", la ballata "Prisoner Of Your Love" dedicata alla moglie Amberdawn e lo struggente strumentale "Brothers", scritto in memoria del fratello Bjorn scomparso nel 1992 in seguito ad un incidente. L'unico mercato discografico in cui questo splendido album non ha riportato il dovuto successo è stato quello statunitense, più che mai legato alle mode e molto lontano dalla sensibilità musicale di Yngwie. Sempre al 1994 risalgono alcune produzioni destinate unicamente al pubblico giapponese, che ha apprezzato profondamente l'arte di Yngwie sin dagli esordi. Si tratta di due mini album, "Power And Glory" e "I Can't Wait", e il video di un concerto tenuto nel tour del 1994 al Budokan di Tokyo. Nel giugno del 1995 l'infaticabile guitar hero ha pubblicato "Magnum Opus", altro esempio di ardente rock neoclassico ed epico (si pensi a "Tomorrow's Gone" e all'"Overture 1622"), nonostante qualche somiglianza con il suo predecessore. Anche nell'anno successivo Yngwie ha deliziato i fans con la sua musica: l'album del 1996 è "Inspiration", il primo ad essere completamente inciso nello studio 308, lo studio personale dell'axeman. "Inspiration" è un album costituito da cover di canzoni di artisti rock degli anni '70, come i Deep Purple, i Rainbow e Jimi Hendrix: un tributo di Yngwie ai maestri che gli hanno, appunto, fornito l'ispirazione. Quest'opera, inoltre, è stata realizzata con l'apporto di musicisti che hanno suonato in passato con lo svedese, a partire dai membri dei Rising Force (i fratelli Johansson, Jeff Scott Soto, Marcel Jacobs e poi Joe Lynn Turner, Mark Boals, Barry Dunaway e il fedele Mats Olausson). - IL MAESTRO DEL "BAROQUE & ROLL" - La passione di Yngwie per la musica classica e in particolare per quella barocca è cosa nota sin dal suo esordio come solista; a partire dai primi anni '90, il guitar hero ha sovente espresso nelle interviste il suo desiderio di suonare con un'orchestra e di comporre un'opera classica nel vero senso della parola. Tuttavia, i pressanti impegni di lavoro, i cambiamenti di etichetta, i tour e le mille incombenze che caratterizzano la vita di un artista hanno rimandato la realizzazione di questo desiderio alla fine del decennio. Nel 1997 Yngwie, accompagnato dal direttore dell'Atlanta Symphony Orchestra Yoel Levi, si è recato a Praga per incidere con la Czech Philarmonic Orchestra la sua opera più ambiziosa: "Concerto Suite For Electric Guitar and Orchestra in Eb minor, Op: 1". Per portare a compimento il grandioso concerto, dopo le registrazioni effettuate a Praga, sono occorsi lunghi mesi di lavoro nello studio 308 che hanno fatto slittare l'uscita dell'album al febbraio 1998; come al solito, i primi ad ascoltare le note dell'axeman sono stati i fan giapponesi, mentre in Europa e negli States l'album è stato pubblicato solamente nel giugno 1999. Naturalmente, gli estimatori del Maestro hanno iniziato ad aspettare con trepidazione una live performance con l'orchestra, ma in principio una serie di problemi tecnici ha ostacolato questo progetto. Tuttavia, recentemente è stata annunciata la futura esecuzione dal vivo di "Concerto Suite": il grande evento si terrà il 15 giugno del 2001 a Tokyo, dove Yngwie suonerà accompagnato dalla New Japan Philarmonic Orchestra. - IL RITORNO AL ROCK NEOCLASSICO - Dopo la parentesi sinfonica, il Maestro svedese, infaticabile come sempre, ha ripreso con successo la sua carriera solista. Risale al 1998 uno dei suoi album più acclamati degli ultimi anni, "Facing The Animal", in cui Yngwie è stato accompagnato da una nuova formazione (ad eccezione di Mats Olausson) nella quale spicca Cozy Powell, uno dei più celebri batteristi del mondo metal. Il nuovo cd, registrato in Giappone per la Pony Canyon, è stato distribuito in Europa e negli USA dalla Polygram, la major label per cui Yngwie ha inciso dal 1984 al 1990; questo ha comportato una migliore promozione dell'album, condotta soprattutto tramite un maggior numero di interviste rilasciate ai media. A "Facing The Animal", che contiene hit come "Like An Angel" e "Braveheart", ha fatto seguito un tour di grande successo che ha portato Yngwie persino in Sudamerica; proprio i concerti sudamericani sono stati immortalati in un doppio cd live e in un video, intitolati semplicemente "Live !!" e dedicati alla memoria di Cozy Powell, scomparso tragicamente poco prima dell'inizio del tour. E' comunque un periodo felice per il guitar hero e non solo nell'ambito della carriera: dopo la fine del matrimonio con Amberdawn Landin, Yngwie ha incontrato una nuova compagna, April Solmaz, che il 6 marzo 1998 gli ha dato il suo primo figlio, Antonio Yngwie Johann. Il piccolo Antonio ha iniziato a seguire in tour il suo celebre padre a poco meno di un mese, dal momento che i concerti di "Facing The Animal" erano già stati programmati da tempo. Il ritrovato legame con la Polygram ha avuto breve durata a causa della cessione della label ad un'altra compagnia discografica, la Seagram; questa cessione - oltre ad incidere negativamente sul tour americano di "Facing The Animal", che è stato annullato - ha comportato una serie di questioni contrattuali che hanno spinto Yngwie a lasciare l'etichetta. Nel settembre 1999, dopo aver effettuato un breve tour di "clinics" in Europa, il guitar hero ha pubblicato un altro album neoclassico, caratterizzato da un sound epico e da atmosfere gotiche che richiamano molto i suoi primi lavori: "Alchemy". Sulla suggestiva cover di "Alchemy" spicca il nome Rising Force, ma la line up è ben lontana da quella 'storica'; in essa, oltre al solito Mats Olausson, figura il singer Mark Boals che aveva cantato le lyrics di "Trilogy" e un paio di tracce di "Inspiration". Il tour di "Alchemy", che ha incluso persino l'Australia, è stato interrotto a causa della rottura dei rapporti tra Yngwie e il suo manager Jim Lewis, avvenuta lo scorso marzo; così i fans europei non hanno potuto godere dal vivo le note epiche di "Leonardo" e di "Wield My Sword". Il riposo forzato ha spinto l'axeman a intraprendere subito i lavori per il nuovo album, interrotti solo lo scorso giugno per un breve tour in Svezia; intanto, in aprile è stata pubblicata un'antologia dei maggiori successi di Yngwie dal 1994 al 1999, con un inedito nella versione europea (la cover di "Gimme Gimme Gimme" degli Abba) e ben tre in quella giapponese (la già citata cover più due strumentali). Il nuovo album, dal titolo "War To End All Wars", è uscito in Giappone lo scorso 22 novembre con una bonus track, un regalo che Yngwie fa ai suoi fans del Sol Levante sin dall'epoca di "Fire And Ice". "War To End All Wars", che si preannuncia vicino alle sonorità di "Rising Force" e "The Seventh Sign", è stato pubblicato in Europa e negli States alla fine di novembre e anche questa edizione, per la gioia dei fans, contiene una bonus track. - YNGWIE MALMSTEEN "WAR TO END ALL WARS" (SPITFIRE RECORDS) - E' proprio il caso di parlare di seconda giovinezza per il pluridecorato chitarrista svedese, giacchè questo suo nuovo lavoro conferma, ed amplifica, tutto ciò che di buono si era scritto per la sua precedente rentrée discografica. "War to end all wars" risulta pertanto opera decisamente efficace alla prova dell'ascolto nonchè, trappola insidiosa in cui finiscono per giacere buona parte delle uscite di genere, raramente ridondante. Merito soprattutto di una scrittura ispirata, che riesce ad avvincere nonostante una produzione non proprio scintillante (pecca riscontrata anche nelle altre uscite recenti del guitar-hero, ed è un peccato giacchè opere di questo tenore avrebbero bisogno di arrangiamenti particolarmente vividi..). In ogni caso, la novità più interessante che si evince in "War to end all wars" è rappresentata da un utilizzo espressamente sinfonico dei cori (con una marcata influenza à la Queen, cfr. "Prophet Of Doom"), che ben si sposa con l'afflato rainbowiano che da sempre alberga nelle tessiture chitarristiche del dotato scandinavo. Ovviamente, a far la parte del leone sono i pirotecnici solo del nostro: nell'ambito di oltre sessantacinque minuti di musica, non c'è una singola nota di troppo, un arpeggio fuori posto, tale e tanta l'ispirazione che ha sapientemente guidato Malmsteen nell'esplicitazione sonora dei suoi intenti. Così, rimarcati gli orientalismi che echeggiano in "Crucify" e "Tarot", nonchè preso atto di autentici pezzi di bravura strumentali del calibro di "Arpegios From Hell" ed "Instrumental Institution" (consapevolezza o ironia?), non resta che evidenziare per l'ennesima volta il voluttuoso chitarrismo dello svedese (si ascolti cosa è in grado di combinare su "Wizard", o nell'autentico orgasmo finale - 2 minuti secchi - della title-track), sulla scorta di un solismo vertiginoso e liricissimo. Tanto basti per convincervi a staccare il biglietto e lasciarvi condurre all'ascolto di questo autentico fenomeno. E se ancora tentennate nell'indecisione, sappiate che dietro l'angolo vi attendono la tenue ballata "Miracle Of Life" e lo spassoso Reggae finale in "Black Sheep Of The Family". Preso atto dell'evidenza che in lavori come questo non è l'innovazione in sé a contare, bensì la libera espressione di un talento strumentale unico, non resta che consigliare l'acquisto del platter anche ad i non iniziati. Senza alcun dubbio, il miglior Malmsteen degli ultimi dieci anni.