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MANILLA ROAD "Open The Gates" (Dragonheart / Audioglobe) Recensire gruppi che si amano particolarmente è un compito che spesso può trasformarsi in una pericolosa arma a doppio taglio : da un lato si è sicuri di non commettere errori vista la conoscenza dell'argomento, dall'altro il "trasporto" del fan può trasformare la recensione in un qualcosa di poco obbiettivo. E' così che mi ritrovo a recensire questa lussuosa ristampa in cd di "Open The Gates", quarto album dei cult - heroes americani Manilla Road, trio del Kansas che grazie a dischi seminali come questo "Open The Gates", oppure "The Deluge" e "Crystal Logic", seppe costruirsi una solida fama nell'underground statunitense degli anni '80. Una fama dura a morire, se è vero che il loro nome emerge sovente quando si parla di epic - metal e dintorni, tanto che la band dopo dieci anni di silenzio assoluto è stata ricreata dal Deus Ex Machina Mark Shelton e si appresta a ritornare sul mercato. Ma parliamo del passato...e che passato ! Constatata la pulizia e la maggiore potenza che il formato cd da innegabilmente a canzoni che hanno ormai quindici anni, quello che stupisce è la magia intatta che esce dai pezzi dei Manilla Road, in un mix creato da un solido background hard rock anni '70, influssi N.W.O.B.H.M. e l'amore per le sonorità oscure e per la letteratura mitologica e fantastica. Il riffing grezzo di Shelton e le ritmiche telluriche del drummer Randy Foxe, accompagnate dal gigantesco bassista Scott Park (un bestione barbuto che sembra un incorcio fra un biker e un capo indiano !) introducono la incalzante "Metalstorm", tra le liriche evocative di Shelton che ci riportano direttamente nella Britannia di Re Artù. Le saghe arturiane sono il tessuto narrativo su cui i Manilla Road basarono "Open The Gates" (anche se non si tratta di un concept), narrate dalla voce leggermente nasale di Mark, chitarrista e compositore fantasioso anche se forse cantante non dotatissimo tecnicamente, ma ugualmente perfetto nell'evocare e dipingere "a parole" scenari fantastici e saghe di eroi invincibili. La breve title - track è un efficace mid - tempo estremamente trascinante, che precede uno degli apici di questo disco, i cinque minuti di "Astronomica", tra arpeggi sognanti, riffs metallici e cori epici : stupenda ! I Black Sabbath dei primi anni '80 costituirono un fermo punto d'appoggio per i Manilla Road, tanto che "Weavers Of The Web" sembra fuoriuscita direttamente dal fugace quanto produttivo sodalizio Iommi/Dio, seguita dalla tetra e per certi versi "progressive" "The Ninth Wave", dove su un tempo di batteria spezzato e tribale, Shelton costruisce una suite di quasi dieci minuti. Le radici hard'n'heavy però rimangono presenti e così come i Manowar o i Virgin Steele degli esordi alternavano la pura epicità con momenti più puramente rock'n'roll, anche i Manilla Road tralasciano almeno per un attimo le loro narrazioni mitologiche e quasi a interrompere il sogno arriva l'entrata di batteria da bulldozer di Randy Foxe per il semplice e tirato anthem "Heavy Metal To The World", tre minuti di heavy rock'n'roll selvaggio da far invidia ai Motorhead. Ci si rituffa nell'epicità con "The Fires Of Mars", una epic - doom track sulfurea e possente, dove Mark Shelton si dimostra anche chitarrista di razza, concreto e anche dotato di un certo gusto melodico, prima che i Manilla Road ripresentino il loro lato più dinamico con la scattante "Road Of The Kings", corredata di cori assai orecchiabili e da un finale trionfale e pomposo. Siamo alle ultime battute, ma questo non è un disco che presenta "filler" o colpi a vuoto, la qualità rimane elevata, come testimoniano due gemme come "The Hour Of The Dragon" e "Witches' Brew", riffs corposi e possenti e una ritmica incalzante nella prima e un mix di crudeltà e atmosfere cupe che ricordano i primissimi Savatage nel secondo caso. Il disco sarebbe finito, ma la Dragonheart, per dar ancora più lustro a questa ristampa, omaggia i fans dei Manilla Road di due versioni live di "Witches' Brew" e "Open The Gates", facendo conoscere anche la potenza live del trio americano. Per chi i Manilla Road li conosce solo di nome, un'occasione unica per avere un contatto diretto con una band che ha influenzato in maniera pesante molte power - epic bands recenti. Disco straconsigliato e..."che gli dei della luce possano essere con voi" !

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