Un disco diretto sia per quanto riguarda le sonorità, sia per i testi, che esce dopo appena un anno dalla nascita del suo primo album.
Il titolo non ha bisogno di spiegazioni, è proprio da interpretare così: «mi sono rotto… adesso faccio quello che mi pare».
Manuel non è interessato a consigli su cosa bisognerebbe fare in determinate circostanze o su quale sarebbe l’atteggiamento giusto da tenere o ancora meglio, restando in ambito musicale, su quale sia il sound giusto o qual è il genere del momento, piuttosto vuole fare solo quello che in un preciso istante sta vivendo e quello che lo fa stare bene.
Così è nato questo disco, 11 brani suonati, sudati e raccontati alla sua maniera, con la giusta cattiveria che contraddistingue lo scenario rock, con la giusta provocazione che contraddistingue il suo stile, con la voglia di dire nel bene e ne male quello che pensa.
Ed è un disco suonato veramente, non c’è nulla di “finto”, dalla batteria, al basso e alle chitarre.
«Parlo di me e delle mie “paranoie” su cosa poter fare per star bene al mondo (Non ho capito, Faccio quello che mi pare, Stanco degli Dei), parlo della voglia di mandare a quel paese tutti quelli che vivono perché devono e non perché vogliono, (Non far finta di niente, Il mio avatar, Lo fai per il mio bene?), parlo della vita e del Paese in cui viviamo (L’ ultimo giorno, Lo stato dei soldi). Ho scritto, suonato e arrangiato tutti i brani. Hanno collaborato con me come per l’ album precedente Fabio Ferraboschi che ha curato la produzione artistica e suonato il basso e Stefano Leonardi che ha collaborato in veste di autore in 4 brani del disco».