BORN TO BOOGIE L’EPOPEA DI MARC BOLAN DAI JOHN’S CHILDREN AI T-REX. Mentre il culto degli anni ‘70 torna a scandagliare in maniera nefasta i palinsesti televisivi - tanto che ci tocca pure sorbirci la riabilitazione, con tanto di bollino di Stato, dei Cugini di Campagna e delle loro nefandezze musicali e non - in ambito rock il recupero di quella stagione, si sostanzia in un rinnovato interesse verso l’estetica e le sonorità Glam. “Ho la testa in fiamme e una stima alle stelle. Mi ubriaco e canto con i Queen, provo le mie mosse alla T-Rex e vado nei posti giusti” canta Michael Stipe dei R.E.M. in The Wake-Up Bomb, brano dell’ultimo New Adventures in Hifi. I Suede dal canto loro, in pieno ‘96 se ne escono con un disco, Coming Up, che é talmente impregnato di Umori Glam, da poter essere definito una versione hi-tech dell’epocale Electric Warrior dei T-Rex. Ascoltate brani come Filmstar, She e ve ne accorgere voi stessi di come Brett Anderson e compagni attingano a piene mani da certo Glitter-Rock. Che dire poi dei Placebo e del suo leader Brian Molko? A titolo di cronaca sappiate che la stampa britannica - parlando del terzetto di stanza a Londra - ha chiamato in causa New York Dolls, David Bowie e guarda un pò, ancora una volta, sua maestà Marc Bolan. Persino l’algido Lars Von Trier, cineasta danese tutto d’un pezzo, inserisce nella colonna sonora del suo melodrammone religioso Breaking the Waves, accanto a brani di Procol Harum e di altri mostri sacri dei seventies, quella Hot Love che nel lontano ‘71 proiettò i T-Rex ai vertici delle charts britanniche. Coincidenze significative o un vero e proprio Bolan-Revival a distanza di 20 anni esatti dalla sua tragica scomparsa? Come si dice in questi casi, ai posteri l’ardua sentenza. Certo è che la figura di Marc Bolan ha sempre rivestito e continua a rivestire un ruolo iconografico fondamentale all’interno di certo immaginario pop inglese e non solo. Basti pensare alle numerose cover di suoi brani che di tanto in tanto ci vengono riproposte dai gruppi più disparati. Dieci anni fa o giù di lì, un’estemporanea formazione comprendente membri di Duran Duran (sic!), Chic e Robert Palmer, i Power Station, sbancava le classifiche inglesi andando a rileggere uno dei brani più noti dei T-Rex, ossia il leggendario hit-single Get it on. Più o meno nello stesso periodo, era l’anno domini 1986, i Violent Femmes di Milwaukee davano alle stampe The Blind Leading The Naked, loro terzo lavoro sulla distanza. Ebbene il brano di punta di quel disco prodotto da Jerry Harrison dei Talking Heads era proprio una strepitosa cover di Children of the Revolution di Marc Bolan. E allora in questi tempi di eccessivi intellettualismi rock, ben venga la riscoperta di un cult hero come Marc Bolan, che negli anni delle mega-band hard-progressive, resuscitò lo spirito naif, adolescenziale e primigenio del rock’n’roll grazie ad allegri ed orecchiabili motivetti fondati su riff semplicissimi e melodie di presa immediata. Marc Feld, in arte Bowland e successivamente Bolan esordisce appena ventenne a metà degli anni ‘60 nella capitale londinese con due singoli licenziati dalla Decca (The Wizard e The Third Degree) che, seppur ignorati dal grande pubblico, gli procurano un seguito di culto fra i personaggi stravaganti della Swinging London. In quegli anni - mirabilmente ritratti da Antonioni nel suo capolavoro Blow Up - la capitale londinese é un’autentica fucina di mode e tendenze esportate un pò in tutto il mondo. Imperversa ancora il sogno “Hippy” ma si sentono nell’aria i prodromi dell’era psichedelica. Di lì a poco i Beatles - ormai più famosi di Gesù Cristo - passeranno dallo Ye-Ye pop di She Loves You a brani come Strawberry Fields e Lucy in the Sky with Diamonds, veri e propri viaggi nel mondo della dissonanza; Syd Barrett perpetrando chissà quale violenza ai propri neuroni, darà alle stampe il primo mitico album dei Pink Floyd. Nel 1967 invece il nostro caro Bolan - abbandonata temporaneamente l’esperienza solista - si unisce ai leggendari John’s Children, misconosciuto quartetto del Surrey dedito ad un Pop Flower-Power di matrice Psichedelica. Li abbandona quasi subito, ma non prima di aver messo le mani a Desdemona e a Go Go Girls, i due singoli di maggior successo della formazione. Ambizioso e fermo nel suo convincimento di voler diventare una stella di prima grandezza, Bolan progetta allora una grande band elettrica, capace di imporsi nella scena inglese. Così, alla fine di quell’anno, che assumerà un’aurea mitica per aver dato i natali a Sergent Pepper e ai debut-albums di Doors e Velvet Underground, nascono i Tyrannosaurus Rex. Supportati dall’aiuto di John Peel (sì, proprio lui!) il duo formato da Bolan, cantante e chitarrista e dal percussionista Steve Took Peregrine, esordisce nel ‘68 con My People were fair and had sky in their hair. La proposta del combo é in realtà assai distante dalle dichiarazioni d’intenti di Bolan: niente suoni elettrici, ma una musica folk visionaria infatuata di mitologia silvestre (lo stesso nome deriva dal più grande sauro della preistoria) che si nutre di banali suggestioni tolkeniane e di una psichedelia un pò naif. Sotto questa denominazione e ricalcando gli stilemi dell’album d’esordio i nostri daranno poi alle stampe Prophets, Seers and Sages and the Angels of the Ages (1968) e Unicorn (1969), sorta di pietra miliare di quel movimento musicale. Proprio all’indomani di Unicorn - album che vede alla consolle Tony Visconti, uno dei più abili producer dell’epoca (metterà in seguito il suo talento al servizio del Duca Bianco...) - Steve Took abbandona. Sostituito Took con Mickey Finn, già con Hapshash & Coloured Coat, la musica di Bolan subisce una brusca accelerata e un deciso cambiamento di rotta. Abbandonato il folk acido e stralunato dei primordi e adottato un look più provocante e decadente, Bolan imbraccia la chitarra elettrica e si sposta in maniera più decisa verso sonorità rock. Il primo capitolo di questa svolta corrisponde al nome di A beard of Stars (1970). Lungi dall’essere tramandato ai posteri come un album memorabile, questo lavoro testimonia un periodo di transizione in cui Marc Bolan fa apprendistato di rockstar affinando la tecnica chitarristica grazie all’aiuto e ai preziosi consigli di un certo Eric Clapton. Nell’ottobre del ‘70 esce Ride a White Swan, sorta di manifesto del nuovo corso. Il singolo, un etereo honky-tonk, primo di una lunga serie di successi, precede la pubblicazione del nuovo album della compagine albionica, che nel frattempo ha accorciato il proprio nome in T-Rex. Quando l’album eponimo esce negli scaffali dei negozi, la formazione ha già cambiato volto e accanto a Bolan e a Finn, trovano spazio Steve Currie e Bill Legend. A questo punto i T-Rex entrano nella loro stagione d’oro grazie ad una lunga teoria di hit-singles che li catapulta ai vertici delle charts. Hot Love (febbraio ‘71), Get it on (luglio’71), Telegram Sam (gennaio ‘72), Metal Guru (maggio ‘72), sono tutti numeri uno nelle classifiche inglese. Sorte simile anche per i 45 giri immediatamente successivi, Jeepster, Children of the Revolution, Solid Gold Easy Action, che arrivano al secondo posto. Nello stesso periodo - tra il ‘71 e il ‘73 - il Melody Maker dedica copertine a ripetizione ai T-Rex, i loro 3 album Electric Warrior, Bolan Boogie e The Slider sbancano le classifiche dei 33 giri più venduti: si assiste ad una vera e propria Bolanmania, le cui coloriture ricalcano da vicino le isterie collettive per i Fab Four di qualche anno prima. E’ il coronamento di un sogno: la celebrità tanto desiderata é finalmente arrivata. I T-Rex danno vita ad un tour dalle proporzioni monumentali che tocca più volte Gran Bretagna, America ed Estremo Oriente. All’apice della popolarità Bolan appare in un film a lui dedicato, Born to Boogie, diretto da Ringo Star e la stessa EMI, per soddisfare le esigenze dell’artista, dà vita ad una nuova etichetta. Nel ‘73 l’organico si amplia ulteriormente con l’ingresso di Jack Green, Davy Lutton e di tre voci femminili. Tra quest’ultime spicca quella di Gloria Jones, cantautrice e pianista di colore, che da lì a poco diventerà la compagna di Bolan, dandogli anche un figlio. Purtroppo l’album di quell’anno Tanx, viene accolto tiepidamente dal pubblico. Infatti pur arrivando al quarto posto, i singoli da esso estratti Truck on Tyke e Teenage Dream, non fanno capolino nemmeno nei Top Ten. L’interesse e il clamore nei confronti del personaggio Bolan sembrano decisamente affievoliti. Nel marzo del ‘74 termina anche la partnership con Tony Visconti, sotto la cui egida i T-Rex avevano mosso i loro passi nel mondo musicale sin dal ‘68. A questo punto Bolan, in preda ad una crisi creativa e personale e attaccato dai media si rifugia a Montecarlo per problemi fiscali. Gli album editi successivamente immortalano impietosamente un artista ormai privo di ispirazione, che finisce inevitabilmente per ripetere all’infinito una formula musicale. Solo i singoli New York City e Love to Boogie, entrambi pubblicati nel’75, mostrano qualche timido tentativo di aggiornare un cliché obsoleto, attingendo qualche cosa dal R&B e dal Rockabilly. E quando tutto lascia presumere che l’avventura dei T-Rex sia ormai agli sgoccioli e anche i fans più esagitati sono ormai preparati al peggio, Bolan scioglie il gruppo per cercare nuovi collaboratori.Nei primi mesi del ‘77 To Know you is to Love You e Soul of my Suit sono il passaporto dei nuovi T-Rex che vanno addirittura in tour con i Damned e appaiono in una serie di trasmissioni alla Grenada TV. Nel settembre di quello stesso anno Bolan partecipa ad uno show radiofonico assieme all’amico-rivale David Bowie e fa di nuovo parlare di sé i tabloid inglesi. Purtroppo qualche giorno dopo, più precisamente il 16 settembre, Bolan perde tragicamente la vita in un incidente stradale. Il fatale evento, che casualmente segue di pochi giorni la morte di Elvis Presley e precede sempre di poco, la scomparsa di Maria Callas, non avrà un’eco vastissima nei media. Ciononostante la morte di Bolan provocherà il ritorno in classifica di gran parte dei suoi dischi e darà il via alle consuete ed infinite ristampe di materiale in gran parte già edito, proseguite fino ai nostri giorni. L’interesse e il culto nei confronti di questo bizzarro personaggio comunque non si affievoliranno. Negli anni ‘80 l’istituzione della fondazione “Marc on Wax”, dedita alla riscoperta del padre putativo del Glam-Rock, testimonia come l’interesse ed il culto nei confronti di questo bizzarro personaggio non siano scemate. Per chi oggi volesse avvicinarsi al mondo lirico e musicale del Tirannosauro il mio consiglio - nella consapevolezza che i T-Rex furono essenzialmente un gruppo da 45 giri - cade su tre titoli: Electric Warrior, The Slider (se non vado errando entrambi cd nice price!) e l’antologia The Very Best of Marc Bolan and T-Rex, che vi offre 20 istantanee (tra cui Telegram Sam, Children of the Revolution, Metal Guru e Solid Gold Easy Action) per un totale di 62 minuti. Massimiliano Di Pasquale