Un brano che, proprio come il precedente singolo “Quechua” (Ascoltalo qui: https://spoti.fi/2WG8z8i) rappresenta una significativa evoluzione del percorso musicale e personale della giovane cantautrice, al secolo Maria Barucco, rispetto al precedente lavoro discografico “Zero Glitter” (Bravo Dischi, 2017).
Prodotta, registrata e mixata da Fabio Grande, “Zitta” si muove tra i territori dell'elettronica pop e della dance, con spunti che lasciano pensare ai lavori più recenti di Lorde, ma anche alla svedese Robyn.
L'uso dei sintetizzatori distorti e violenti, combinati con un beat electro, danno vita a un clash sonoro spiazzante che fa da vestito perfetto a un testo tanto esplicito quanto intimo.
Ancora una volta, infatti, Maru sceglie di fotografare momenti veri e pezzi di quotidianità di chiunque si identifichi nel vasto mondo LGBTQ, partendo dalla sua esperienza personale per denunciare il fatto che, nonostante il dibattito su questo tema si sia evoluto, esista ancora un gap enorme, colmo di pregiudizi e discriminazioni.
Per descrivere il contenuto più profondo della canzone, Maru prende in prestito i versi di Andrea Gibson, poetessa americana la cui scrittura è dichiaratamente militante nelle file del movimento LGBTQ: “ci vogliono più muscoli a restare che ad andarsene”. Proprio come ci vogliono più muscoli a star zitt* che a esplodere.
Con “Zitta”, Maru ci mette la faccia e la voce, come prima e più di prima.