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MATTEO SABATTINI

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Da dove spunta Matteo Sabattini? Si può rispondere che non è questo il punto e passare a domandarsi qualcos'altro. Ad esempio quanti sono i nuovi musicisti che si affacciano oggi sul mercato così in crisi eppure frastagliato e, a suo modo, vivace. Uno ogni minuto, ora, giorno e, contemporaneamente, quanti cambiano idea, quanti persistono. Stessa frequenza? Si può anche credere che siano le statistiche a rispondere. Quali? Le conosciamo o sappiamo dove reperirle? Un giovanissimo Matteo, un "bebop nazi" come lui stesso si dichiara, avrebbe potuto deragliare, sconcertato per le troppe contaminazioni in giro, cercando disperatamente un monastero mainstream dove stare in pace. O avrebbe potuto vivacchiare dentro la faglia tradizionalista, tra polvere e abitudinarietà. No. Il jazz, musica in perenne equilibrio tra innovazione e tradizione, onnivora e camaleontica, offre stimoli per rileggerne la storia e se stessi. Quindi...quindi Sabattini procede lungo l'ininterrotto percorso del jazz. Inoltre: poteva scegliere tra violino, oboe, corno, piano, batteria, contrabbasso; in famiglia il jazz piace quanto la musica classica ma sceglie il sassofono contralto, niente di male per intenderci. Lo strumento evoca Charlie Parker, Sonny Stitt, Phil Woods, Eric Dolphy, Paul Desmond, Lee Konitz, Ornette Coleman, ma anche il mondo di Kurt Weill o Hindemith, il music-hall. Sabattini non è uno specialista nel senso burocratico del termine e rilegge standard, costruisce brani per gruppi in cui il suo strumento è una delle voci oltre che quella del leader. In conservatorio, a Bologna, si diploma in esecuzione classica al sassofono (nel 1999) e il suo bagaglio sono gli ascolti, i concerti, spesso in compagnia del padre, l'esperienza dello studio. Molto studio, dice lui, e gli si può credere. Poi, conseguente o meno che sia, arriva una borsa di studio che, tramite Veneto Jazz, lo porta a New York, dal 2002 fino ad oggi. Lì completa un master presso la Manhattan School of Music e si laurea alla New School University. Da lì la prospettiva, come il paesaggio, si allarga. Una luce diversa illumina l'esperienza e l'idea si fa più moderna. Tutto avviene in modo naturale e fluido perché sorretto da una tecnica compositiva e di arrangiamento molto solida. Lo studio classico suggerisce un uso del contrappunto che ordina le voci e permette originali interpretazioni di standards per come la materia musicale viene esplorata. Dice Matteo Sabattini: "Armonicamente parlando, il più delle volte cerco di evitare accordi dominanti , non per una scelta precostituita, di fatto accordi minori o maggiori disegnano l'atmosfera che maggiormente incontra sia la mia music anche I miei sentimenti. Tuttavia con così tanti standards basati su dominant chords ho dovuto trovare un'altra via. È il modo in cui sento la musica; cerco soluzioni sensate, di creare un'atmosfera, di trovare connessioni diverse tra gli accordi." E prosegue: "Sono sempre stato interessato all'armonia, sento le armonie. Spesso nella mia musica non c'è un centro tonale; è tutto più spostato sul suono che viaggia da una parte all'altra lungo vie secondarie cosicché il movimento che lega due accordi risulta più cromatico" Sono solo piccolo assaggi di poetica e tecnica messi assieme che consentono di entrare in una personalità dotata di stile ma anche complessa e profonda. Il suo pensiero sviluppa comunque altri temi: " La mia musica è il risultato delle emozioni, sogni, esperienze, malinconie, lungo gli anni del mio soggiorno a NY inseguendo una utopia sempre più reale. Creo la musica soprattutto al piano, a volte è la melodia a dare l'impronta, o ad emergere è una linea di basso, una progressione di accordi, un pattern ritmico. Spesso melodia, armonia, ritmo arrivano assieme come un vento libero che viene da lontano." Nato e cresciuto nella campagna emiliana, Matteo ricorda bene le lunghe giornate estive passate a leggere sotto il portico di casa ascoltando il fruscio delle fronde di una ombrosa quercia. "Probabilmente tutto ciò ha rafforzato la mia sensibilità verso la natura, l'ambiente, il paesaggio". L'ansia, la dolcezza, la rapidità nel cogliere questi aspetti e la relativa abilità esecutiva hanno sicuramente a che fare con la passione e la consuetudine per la fotografia, sin da bambino. "Mi piace fare foto di qualsiasi cosa, natura, gente. L'importante è per me la spontaneità, nulla di posato, per carità. L'attimo, il mood, la delicatezza, sono gli aspetti che per me sono determinanti in una foto". Dal luglio 2011 Matteo Sabattini ritorna in Italia e si vorrebbe sin d'ora porgli delle domande, prodigarsi in consigli, avvertimenti, chiedergli se è proprio sicuro ma l'artista che ci appare è grande a sufficienza da decidere da sé. Che sia uno di quei cervelli che ritorna a dirci quanto è grande il mondo?www.myspace.com/matteosabattinimusic

MATTEO SABATTINI è presentato in Italia da ARTUPART

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