Mavis Staples ONE TRUE VINE Forse non uscirà un nuovo disco dei Wilco entro quest'anno, ma non si può certo dire che Jeff Tweedy, nonostante la bella pancetta che sta mettendo su, se ne stia con le mani in mano: dopo la produzione del nuovo e bellissimo disco dei Low, l'organizzazione della terza edizione del festival Solid Sound (dove i Wilco hanno eseguito un incredibile set composto quasi esclusivamente di cover), ha anche avuto il tempo per produrre questo nuovo album della sua concittadina Mavis Staples. Oltre alla cura dei suoni JT si è cimentato pure a suonare quasi tutti gli strumenti che si sentono nel disco, tranne la batteria affidata al figlio diciassettenne Spencer (proprio quello che da piccolo andava matto per Heavy Metal Drummer!), e alcune parti di tastiere. Ma JT va ancora oltre e regala a Mavis Staples tre canzoni che sono esempio del suo songwriting più puro: One True Vine, che era una breve gemma pianistica semi-nascosta tra le b-sides di 'Sky Blue Sky' (prima o poi vi racconteremo tutto delle strade secondarie battute dai Wilco) ha qui non solo l'onore di chiudere questo magnifico album ma addirittura di intitolarlo. L'altra bellissima creazione è Jesus Wept, che ha la profondità dei grandi classici americani e poteva tranquillamente uscire dalla penna del Dylan di 'Blood on the Tracks' o da qualche nastro dimenticato nei basements. Ma è Every Step a sorprendere maggiormente, una via di mezzo tra una Hell is Chrome e una Bull Black Nova al ralenty, un soul-gospel-noir di livello stratosferico con uno spettrale chitarra in feedback su uno sfondo di voci nere. Magia pura, ma vi starete chiedendo: e Mavis? Beh, lei è meravigliosa. La sua voce ha raggiunto il massimo della maturità e la sua espressività non è mai stata catturata così bene: in questo disco si sente tutta la classe accumulata in anni di esperienza abbinata all'entusiasmo da ragazzina classe '39mavis-staplesjeff per questa seconda avventura con Tweedy. E' sublime in tutte le canzoni e fa venire i brividi quando scende in profondità e sottolinea la melodia modulandola a bocca chiusa. A giudicare dalle foto e dai video girati nel “Loft” dei Wilco, si vede una Mavis perfettamente a proprio agio ed è forse quello il motivo per cui già al primo ascolto si ha la sensazione di essere di fronte a un futuro classico: i brani più vicini al funk-soul come la versione di quella che forse è la canzone più bella dei Funkadelic, Can You Get to That (era su "Maggot Brain") scelta come singolo o I Like the Things About Me scritta da papà Pops tanti anni fa, si abbinano magicamente a quelli orientati verso un più leggero country-gospel come la Far Celestial Shore di Nick Lowe e il traditional Woke Up This Morning (With My Mind on Jesus), mentre alla profonda introspezione che si coglie nella versione della recentissima Holy Ghost dei Low, avrebbe forse giovato un diverso posizionamento in scaletta. Ma è un dettaglio che non scalfisce minimamente la qualità di un disco straordinario che non fatica a porsi al vertice di questa incredibile porzione di carriera della deliziosa, magica, piccola Mavis. www.mavisstaples.com