JENNY SORRENTI Medieval Zone Abbiamo dovuto attendere la bellezza di ventitré anni per poter ascoltare di nuovo la voce di Jenny Sorrenti, indimenticabile musa della scena folk-prog degli anni '70 con quell'autentica "meraviglia sonora" che furono i Saint Just. Un'attesa che sembrava interminabile ma che adesso viene finalmente interrotta da "Medieval Zone", terzo album solista della Sorrenti che esce per i tipi della sempre attenta Materiali Sonori. Ma se i primi due lavori solisti ("Suspiro", 1976 e "Jenny Sorrenti", 1978) avevano rivelato Jenny come una delle interpreti più raffinate della canzone d'autore dei Seventies, questo nuovo capitolo della carriera dell'artista napoletana sembra volersi idealmente riconnettere a quella contaminazione a tutto campo che fece dei Saint Just una delle formazioni più "avanti" in Italia e non solo. Seppur distanti dalla strana commistione di musica barocca e psichedelia che conferirono a "Saint Just" e "La Casa del Lago" un fascino "alieno" ancor oggi indimenticato, "Medieval Zone" getta infatti un ponte immaginario tra le radici della napoletanità, il folk celtico e le strutture della musica araba, invitando l'ascoltatore ad un viaggio caleidoscopico che attraversa le epoche e i confini sulle ali di una fascinazione vicina alla trascendenza. Vero punto di forza dell'album, ancora una volta, la voce assolutamente inimitabile di Jenny, capace di stregare con equilibrismi tonali e fluttuazioni timbriche che trovano un retroterra perfetto nei paesaggi acustici minimali tratteggiati dal violino di Riccardo Villari, dai plettri di Stefano De Santis, dalla fisarmonica di Gianfranco Rizzo. E sia che percorra le pieghe della tradizione, come nel canto sefardita di "El Rey de Francia", nell'arcano poema galiziano di "Amar Amigo", nello splendido trobarclus provenzale di "Can Lo Rius de la Fontana", sia che decida di librarsi nell'evocazione dei ricordi più intimi e personali, come in "Water Fly", "Luna di Speranza" e "Mio Caro Amore", la seduzione vocale di questi brani s'insinua nella nostra mente con una bellezza non comune, in grado di far scomparire in un baleno tutte le decantate Celestial Voices della 4AD. Insomma, un grandissimo ritorno.