MELLONCEK - Melloncek Ghost/Audioglobe "Massa e calore, volume e colore: suoni a tinte forti, tenui sfumature e tonalità accese. Il quadro di un paesaggio all'apparenza immobile, ma in continuo sconvolgimento". Questo, in sintesi, il progetto di intenti per la nuova avventura di Andrea Castelli, apprezzato bassista nonché fondatore degli Shandon, e del batterista Matteo Noviello. "Melloncek" - che, inizialmente, si sarebbe dovuta intitolare "Dietro ai rami", proprio a sottolineare il carattere intimista delle nove composizioni - è una di quelle opere che sorprende, dalla prima all'ultima nota; innanzitutto, è completamente strumentale, costruita su continui, perfetti intrecci tra chitarra, basso e batteria su cui, solo in un secondo momento, si innestano strumenti a fiato (piacciono molto la tromba ed il trombone di "Hank" come pure il sax tenore di "El Jaber") e piano elettrico ("Elwood Blues", "Russian Sick Sound"). Senza troppa originalità si potrebbe scomodare un termine assolutamente inflazionato (si, proprio post-rock) e che però, nel caso dei Melloncek, non si discosta troppo dalla realtà: in effetti, i brani piacciono non solo perché sono registrati in presa diretta, quasi che si trattasse di una sorta di esecuzione live, ma anche perché hanno un senso del movimento e del ritmo che, per vivacità, non è un sacrilegio affiancare alle cose migliori di June Of '44 e Tortoise. Tanto che il "rischio" - rigorosamente tra virgolette e sempre che di rischio si posa parlare - è uno solo: quello di avere più estimatori all'estero che non in Italia. In effetti, sonorità tanto avvolgenti, evocative e suadenti forse sono sprecate per un pubblico che continua a mandare in classifica Jovanotti e Pelù www.melloncek.com www.myspace.com/melloncek