Un album figlio della borgata romana di Primavalle dove l’artista è cresciuto. Una combo di suggestioni cinematografiche provenienti dalla passione per le pellicole b-movie, riferimenti alle tematiche e all’estetica del mondo metal di cui da sempre è considerato il trait d'union. Un concentrato di violenza e soggetti crudi, uno spaccato di una sottocultura con cui il Death Lord si identifica. Street rap, Gangsta Shit e Death Rap, dove la produzione appare subito molto diversa da tutti i suoi lavori del passato, anche se persiste un certo mood epic/banger che ha attraversato la maggior parte dei suoi ultimi lavori.
Tredici tracce prodotte da Akira Beats, vedono anche un susseguirsi di featuring che dimostrano la vena eclettica di Carter: dal rap old school di Esa e Danno, all’alternative di Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti, per passare al surrealismo contemporaneo di Young Signorino e molti altri.
Uno disco unico, crudo, esplicito e brutale, dove però emerge la vena più umana di Carter: il senso di giustizia universale e la narrazione della violenza come difesa e sfiducia verso la società.