Ci sono delle volte nelle quali inizio a pensare che davvero non ci sia più spazio dove muoversi nel campo della musica. Quelle volte che ascolto l'ennesimo cd-fotocopia, quella band che di idee ne ha davvero poche e quelle poche le scopiazza gratuitamente, tutte quelle band che si piegano al mercato e a ragazzini ignoranti che non vogliono sentire altro. Ci sono volte invece che si dal primo ascolto non puoi far altro che elogiare artisti in grado di creare questo tipo di suono : innovativo e geniale, sotto ogni aspetto. Mice Parade non è altro che l'anagramma del newyorkese Adam Pierce, poliedrico batterista che in passato ha suonato con band come HiM e MuM. Il quinto album in studio per la fatcat e il terzo album di una trilogia, preceduta da Obrigado Saudade e Bem Vinda Vontade. Per quest'album, Adam, dopo il tour di Bem Vinda Vontade, si è trasferito in montagna, dentro un garage attrezzato come studio di registrazione e ha dato sfogo alla propria fantasia. Perché è di fantasia pura, di strane alchimie di prototipi funzionanti, si, è di questo che stiamo parlando. Vero indie, con schizzi di elettronica e qualche accenno di post-rock, la voce poi, mi fa impazzire. A tratti spero che il cd finisca di colpo, vorrei che la magia creata per le prime tracce non finisca, che non venga intaccata da una traccia traballante, guardo il lettore e sono ancora a Swing e il cd non riesce a smentirsi. Come già detto, una batteria evidente, campionamenti bizzarri, ma semplici e d'effetto; drumkit, vibraphones e tastiere, chitarre acustiche ed elettriche, note di chitarra appena accennate, ma con tanto delay e in loop per interi minuti; percussioni indiane, piccole sfumature. The Nights After Fiction ricorda molto i Mogwai, ma più dolci e orecchiabili, seppure le sperimentazioni non mancano, ma il volume dev'essere davvero alto per coglierle tutte a fondo. Circle One è solo chitarra ed effetti, due minuti quasi fuori luogo, ma sul piano dell'intensità la canzone rispetta totalmente l'album. L'uso smodato della chitarra classica è una delle caratteristiche di quest'album e in The Last Ten Holmes, che poi prosegue in Snow, quest'elemento emerge come non mai, tra i vari campionamenti di voce che creano un labirinto acustico in cui perdersi davvero volentieri. In Double Dolphins on the Nickel, una voce tenera ci accompagna per cinque minuti dove a farla da padrone è il piano Rhodes, efficacissimo. Le collaborazioni con Kristin Anna Valtysdottir (MuM) in Double Dolphins On The Nickel, di Laetita Sadier (Stereolab) in Tales Of Las Negras e di Doug Scharin (Rex, Him) in Sneaky Red e Satchelaise impreziosiscono quindi un disco fin troppo entusiasmante e piacevole, non mi stancherò mai di dirlo. E' un cd da ascoltare sempre, di quelli che dimentichi nello stereo per settimane, che non smetteresti mai d'ascoltare, come è successo a me; spesso ti perdi ad ascoltare le piccole variazioni delle percussioni e mentre fai attenzione senti un suono nuovo a cui non avevi fatto caso. E' un disco che necessita mille ascolti per essere esplorato fino in fondo, ma non stanca, non stanca mai. www.myspace.com/miceparadeband