MICHAEL CASHMORE / The Snow Abides Narrano una storia, gli archi e il piano. Una di quelle storie che fanno immediatamente pensare alla neve ammassata fuori la porta, d'inverno, gli alberi spogli, una storia d'amore lontana. La musica scivola via, lentamente, lentamente, quasi fosse anch'essa una foglia morta, in preda al vento. Inizia così, con "My Eyes Open" questo nuovo lavoro dell'inglese Michael Cashmore, che segue, a meno di un anno di distanza, quello "Sleep England" che ne aveva segnato l'esordio. Ma a differenza dell'impianto elettro-folk del suo predecessore, questo "The Snow Abides" muove nettamente in una direzione "cameristica", prosciugando qualsiasi input "ambientale" per fare spazio a una vena intimista più marcata e scevra da qualche indolenza di troppo. Ma tutto questo, forse, non sarebbe bastato a smuovere le acque senza l'apporto vocale di Antony, qui alle prese con liriche scritte da Mr. Current 93, David Tibet. Certo, il compositore inglese ormai da tempo di stanza a Berlino, sembra ancora non del tutto capace di dare pieno respiro alle sue inquietudini artistiche, ma è innegabile che nella sua brevità (appena 22 minuti) questa nuova prova ammalia senza chiedere nulla in cambio se non un pò della nostra anima. Sarà, allora, più facile vibrare come una corda tesa al suono tremante della voce che dona profondità all'elegia rassegnata ma non disperata della title track. Una voce che, quasi anch'essa uno strumento, si trascina nei piccoli vortici che, appena appena, la musica accenna per scrollarsi di dosso l'ossessione della perdita. Eppure, in questa desolata certezza che il tempo sia irrimediabilmente andato, si annida una forza espressiva fragorosa ("How God Moved At Twilight"), per forza di cose, si direbbe, prossima a un'eclisse chiaroscurale, mentre tende l’occhio verso una verità più alta di una semplice certezza. Insomma, anche se con gli occhi chiusi, questa volta l'artista non ha paura di mostrarsi al pubblico, anche se porge le sue mani con timidezza e il suo volto è contratto in una smorfia di dolore ("Your Eyes Close"). Ma non può durare per sempre, questo accasarsi ammutolito della malinconia nel cuore, nonostante tutto lasci presagire il contrario ("Snow No Longer"). Un disco piccolo piccolo, che piace senza strafare, mentre lascia la porta socchiusa perché il futuro possa lasciar filtrare finalmente una luce più abbagliante. www.myspace.com/michaelcashmore