Non si tratta affatto di musica cervellotica o accademica e algida, si badi bene; l’eccellente livello di scrittura e il talento dei tre musicisti fa galleggiare i brani in una fertile terra di mezzo tra lirismo, furore, ossessione e armonia. Ritmi asimmetrici e imprendibili che restano a mezz’aria proprio per l’assenza della batteria (scelta assolutamente vincente), soul sghembi e ornettiani , misteriosi come lo sguardo di una statua (“Like Statues”, appunto), selve astratte fittissime (“Still Here”, quasi dieci minuti di mappe in cui naufragare a occhi chiusi), visioni americane à la Frisell in acido (“Shattered”), pendii ripidissimi (“The Shifter”), geometrie, ordalie, teorie sul caos.