“KIWANUKA” è il seguito di “Love & Hate”, l’album uscito nel 2016, molto apprezzato sia da parte della critica sia da parte del pubblico, che ha fatto sì che il musicista britannico abbia ottenuto rispettivamente la sua seconda e terza nomination al Mercury Prize e ai BRIT.
Il disco è stato registrato a New York, Los Angeles, Londra e Michael è tornato in studio con Danger Mouse e Inflo, lo stesso team di produzione di “Love & Hate. Sempre accompagnato dalla sua raffinata band di musicisti, Michael si ispira ai grandi del passato (un cenno a Gil Scott-Heron qui, Bobby Womack, e l'immancabile Otis Redding alla voce) e si allontana ancora di più dall'anima vintage imbevuta di folk del suo album di debutto, “Home Again” del 2012. Nel nuovo disco ritornano i temi che hanno caratterizzato i lavori precedenti, vale a dire la messa in discussione della propria identità, ma anche della speranza e del potere. Michael ha trascorso l'ultimo anno a scrivere il disco, scandagliando la propria vita come se la osservasse attraverso la lente di un microscopio.
Michael spiega: "L'album precedente proveniva da un luogo introspettivo come fosse stato una terapia, credo. Quest’ultimo disco invece rispecchia il sentirmi a mio agio per quello che sono. Come potrei essere audace e sfidare me stesso e l'ascoltatore? Si tratta di auto-accettazione in un modo più trionfante che malinconico. E' un album che esplora cosa significa essere un essere umano oggi". "Quando ho firmato per la prima volta un contratto discografico, la gente mi chiedeva: "Allora, come ti chiameranno?". E non ci ho mai pensato: chiamarmi Johnny Thunders o quello che è, come i cantanti del passato. Questo album è qualcosa di provocatorio; mi sto impegnando per quello che sono e non voglio avere un alter ego, o diventare Sasha Fierce o Ziggy Stardust, anche se tutti mi dicono che devo essere questo, quello o l'altro. Posso semplicemente essere Michael Kiwanuka".