“La via del sale” è il settimo lavoro dello scrittore di canzoni e violinista bresciano – già a fianco di songwriters come Michelle Shocked, Mary Gauthier, Eric Andersen e Mark Olson – e sarà disponibile su etichetta fonoBisanzio con distribuzione IRD dal prossimo 29 settembre, a due anni dal precedente lavoro “Una storia di mare e di sangue”.
La tracklist de “La via del sale” comprende undici canzoni cantate da Michele Gazich con una voce che si è fatta negli anni sempre più intensa, vera e dolente.
“Un tempo – spiega Gazich – il sale era prezioso come l’oro e preziose erano anche le vie attraverso le quali veniva trasportato in tutto il mondo conosciuto: queste vie oggi hanno perso il loro senso originario e i luoghi che esse percorrevano sono abbandonati, quasi dimenticati. Un giorno anche gli oleodotti saranno dimenticati.
Sopravvivono ancora, tuttavia, musicisti e strumenti tradizionali legati ai tempi che furono, quando la via era importante. Ho recuperato questi strumenti arcaici e li ho accostati al mio violino, alla mia voce e ad altri voci e strumenti decisamente contemporanei, perché non volevo realizzare un’operazione nostalgica e revivalistica o un calligrafico esercizio di stile che non turbasse le coscienze. La vita è troppo breve per giocare. Ho perciò strappato questi strumenti alle loro terre e ho contestualizzato il loro rimpianto, il loro grido e il loro lamento in musiche e parole che ho composto oggi - qui ed ora - per raccontare l’Europa di oggi, fatta di resti industriali, maestose rovine del terziario, biblioteche sommerse dalle acque, città distrutte, migrazioni e barricate: le nostre contemporanee Vie del sale.”
Ricca è la tavolozza strumentale de “La via del sale”, che include strumenti contemporanei, strumenti della tradizione classica e strumenti popolari che mai hanno avuto cittadinanza al di fuori dei loro ambiti, come il piffero dell’Appennino (un oboe popolare dal suono dolce e potente) e la zampogna del Sannio (dove la zampogna nacque, in epoca pre-romana). Il tentativo, riuscito, è l’edificazione di un folkrock effettivamente italiano, senza prestiti anglosassoni o americani; risonante di strumenti folk realmente nostri e di melodie che rievocano la tradizione e la musica colta italiana e del mediterraneo, senza paura di contaminare i generi.
Tutte queste caratteristiche, e molte altre che emergono ascolto dopo ascolto, fanno de “La via del sale” la testimonianza più viva e pulsante dell'essenza di Michele Gazich: artista sempre in viaggio animato da una dimensione di nomadismo artistico e di ricerca costante che è diventata esistenziale. Michele Gazich, sempre con il suo violino: incarnazione contemporanea dell’ebreo errante.