C’è un pezzo “Eeedoms” dove i Boredoms sembrano ospitare fra loro Miles Davis, in piena crisi di coscienza per essersi reso conto di aver codificato un suono di tromba che non ha assolutamente valore di per sè, ma per il senso d’attesa che crea, per la postura del trombettista, raccolto su di sè e poi sù, in verticale, con lo sguardo dritto al cielo, qualunque nota sia: come se suonasse sempre il silenzio serale in una qualunque caserma italiana, rumori ordinati dall’immenso vuoto in cui si vanno ad incastonare, ripetitivi, rassicuranti. Fortunatamente, con i Boredoms, Miles ristabilisce le giuste distanze e sale sugli adeguati piedistalli, distruggendo, con un rapido gesto della mano, tutti i nightclub della zona ogni tanto pare anche di sentire la voce di Stanlio o quella di Dick Dastardly. Minaccioso Miles, finito a pascilare nei tanti Jazz Clubs dove i gestori faticano a mantenere “tutti zitti”, calpestato dalla trombetta d’occasione, spersonalizzato e riciclato. Peccato non vedere mai dei Boredoms in giro con lui.P Per le serate in compagnia?