Un nuovo progetto dalla inesauribile scena canadese: si chiama
Military Genius e ne è titolare il musicista e produttore
Bryce Hildebrand Cloghesy, già membro di
NOV3L e dei più noti
Crack Cloud, collettivo artistico che funge da meccanismo di sopravvivenza e recupero - da abusi e dipendenze varie - per i suoi stessi membri e fan (cfr.
The Guardian). Se in questi ultimi rabbia, istanze sociali e impegno politico sono veicolati attraverso ritmiche e metriche ossessive in una singolare sintesi di (est)etica post-punk e hip-hop, nel progetto solista di
Cloghesy i toni e le atmosfere si fanno più sfumati e meditativi.
“
Deep Web” (questo il titolo del disco, in uscita il 6 marzo 2020 per
Unheard Of Hope, divisione della label inglese
Tin Angel Records) è frutto del lavoro di quattro anni, passati in tour con i progetti citati e ad agitare le scene musicali delle città in cui Cloghesy ha vissuto: la natia Calgary, dove è cresciuto all’ombra delle celebrità locali Women e Chad Vangaalen; Montreal, dove ha prodotto dischi, gestito il club underground Poisson Noir e condotto programmi radiofonici; e Vancouver, dove attualmente risiede. Anni intensi e turbolenti, nei quali, stando alla bio fornita dall’etichetta, il nostro ha anche rischiato di lasciarci le penne. Come per reazione a tutto ciò, il mood dell’album è notturno, solitario e introspettivo. "Deep Web" tiene magicamente insieme brandelli di
jazz cinematico ed esperimenti di
soul slabbrato(“Reflex”), movenze trip-hop (“Not Tonight”),
elettronica ansiogena à la Suicide (“When I Close My Eyes”) e
canzoni in bassa fedeltà. La melodia si fa strada tra scorie industrial e vapori ambientali, spesso sorretta dai soffi del sax e dalla voce, indolente, riverberata e avvolgente, dell’autore: è il caso di "Focus" (primo “singolo” reso disponibile dall’etichetta) con il suo incedere circolare, stretto attorno a un lento giro di basso e a una batteria suonata con le spazzole, su cui poggiano il sibilo di un’armonica e una
tastiera badalamentiana; o “Let My Guard Down”, brano che induce a battere il famoso piedino e che ogni radio illuminata dovrebbe passare almeno una volta al giorno! O la conclusiva “Born Blind”, delicata ninna nanna semi acustica in cui Bryce è coadiuvato da
Jon Varley, suo sodale anche in
NOV3L e
Crack Cloud e nel tour italiano previsto a febbraio.
Quello di Military Genius è insomma un esordio splendido, un riuscitissimo esempio di gender bending musicale che ha la propria coerenza e cifra estetica nella qualità degli arrangiamenti e dei suoni: stranianti ma non strani, cavernosi ma non cupi, attualissimi eppure attraversati da un calore analogico vagamente retrò. Che sia nata una stella? In attesa della prova live e del prossimo passo discografico, dischi come questo ci ricordano quanta bella musica ci sia in giro. Basta solo avere le orecchie aperte.