Militia Namu / Namasthe + Dathu (2CD, Materiali Sonori – 2008) Frutto di cinque anni di lavoro e della collaborazione con il compositore giapponese Nobukazu Takemura, il pluristrumentista Roberto Laneri, il cantante/attore Enrico Fink e l’etnomusicologo Giancarlo Palombini, “Namu/Namasthe + Dathu” è la prima opera prettamente musicale dei Militia dai tempi di “Elvengamello” (1998), che pure conteneva ampie suggestioni extra-musicali, e nella essenziale discografia del gruppo perugino va a collocarsi dopo una trilogia di produzioni trasversali che interagivano con la letteratura, il teatro e la video-arte. Il suono del progetto è impreziosito dall’esperta supervisione al mastering di Simon Heyworth, già collaboratore di Brian Eno, Mike Oldfield e Simple Minds, tra gli altri; mentre l’immagine di copertina presenta un’opera dell’artista ucraino, ma danese di adozione, Sergei Sviatchenko.Sin dall’enigmatico titolo il progetto cerca di insinuarsi tra le pieghe della spiritualità umana, trovando il nocciolo nell’ancestrale bisogno da parte dell’uomo di essere in relazione con il divino o l’ultraterreno: muovendo da una posizione rispettosa, ma laica, il “concept” dell’opera percorre con sguardo neutrale storie, modi e luoghi della devozione e dell’esperienza mistica, individuando quel sottile filo che unisce preghiere e invocazioni, canti e rituali del pianeta Terra.NAMU/NAMASTHE, prima parte del lavoro, che è un doppio CD, prodotta dai Militia tra il 2003 ed il 2008, interpreta ed evoca, nel modo poco canonico e con l’attitudine “senza santi” propri del gruppo, preghiere della religione Buddista ed Ebraica; litanie, antifone e carole d’ispirazione cristiana; canti sacri del popolo armeno e delle regioni africane convertite al cattolicesimo; forme di invocazione degli Inuit, abitanti delle terre artiche, o della tribù Hopi del Nord-America; la poesia spirituale di Rilke, il folklore Maori e quello Yiddish. Una messe di spunti che la cifra stilistica del progetto riesce ad omogeneizzare; un unico vortice creativo che arriva a citare e “frullare” nello stesso magma William Gibson e i fratelli Marx, Amos Gitai e Picasso, Il Guardiano del faro e Pietro Vannucci “Il Perugino”, Angelo Branduardi e David Byrne, Franco Godi e Gavin Bryars, la “pizzica” salentina ed il canto “circolare” dei monaci tibetani, la Missa Luba e l’Ave Maria fadista.DATHU, invece, raccoglie autentiche “reliquie” del periodo 1980/1988, brani inediti registrati dai Militia in studio o dal vivo che mostrano l’evoluzione del linguaggio musicale, ma anche la continuità, l’anti-conformismo e la coerenza di un gruppo giunto alle soglie dei 30 anni di carriera. www.militia.it www.myspace.com/militiaitaly