Per la terza volta consecutiva (ma la cosa non è voluta) il programma del Macallè Blues Festival termina con una proposta musicale proveniente dalla capitale del blues elettrico post bellico: Chicago. Dopo Lil’Ed & the Blues Imperials nel 2005 e Studebaker John & the Hawks lo scorso anno, questa è la volta di una band dal sound compatto e ben identificabile che, negli ultimi quindici anni, si è imposta come una delle realtà più interessanti tra quelle presenti sulla scena contemporanea. Formatisi su iniziativa dell’armonicista Pierre Lacocque, la band, di cui hanno fatto parte nomi illustri del Chicago blues come James Wheeler, Lurie Bell, Billy Flynn e Carl Wheathersby e che nel corso degli anni ha vissuto diversi cambi di formazione, ha sempre avuto due denominatori comuni: l’armonica di Lacocque e la presenza di una voce femminile. Formazione ad un tempo tradizionale e moderna, fin dagli esordi ha fatto dell’originalità un suo punto di forza. Se, infatti, nella forma si richiamano alla tradizione, pur attualizzata, di Chicago, nella sostanza i testi e gli arrangiamenti evidenziano una visione di gruppo ben definita e consolidata, di impostazione chiaramente moderna. Fanno parte della formazione, oltre al neoacquistato chitarrista Giles Corey, due veterani come il bassista Spurling Banks e il batterista, figlio d’arte, Kenny Smith (figlio, appunto, di quel Willie “big eye” Smith, storico batterista di Muddy Waters). Il canto, invece, da alcuni anni è affidato alla corposa, pugnace voce di Inetta Visor, interprete matura e sensibile la cui tavolozza timbrica, al pari di una moderna e verace Etta James, bene incarna l’emozionalità dolce e aspra dei più classici temi della lirica blues. www.mississippiheat.net