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MODEST MOUSE

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Modest Mouse / We Were Dead Before the Ship Even Sank Dopo mesi di attesa pieni di dubbi e indiscrezioni, finalmente arriva nei negozi il nuovo lavoro dei Modest Mouse, che vede il ritorno del batterista originale della formazione, Jeremiah Green e per la prima volta la presenza alla chitarra di un certo Johnny Marr - finalmente a suo agio in un gruppo dopo tanti anni - che sicuramente non ha bisogno di presentazioni. E - diciamolo subito - è un capolavoro. Il gruppo è riuscito infatti ad accontentare tutti: un cd che piacerà sia ai fan di lunga data sia a coloro che si sono avvicinati al gruppo solo con l'ultimo "Good News for People Who Love Bad News" (2004), con cui questo "We Were Dead Before The Ship Even Sink", oltre che la lunghezza chilometrica del titolo, condivide un felice gusto per le melodie, mai banali ma facilmente memorizzabili. Già dalla prima, ispiratissima, "March Into the Sea" appare lampante che la cura-Marr abbia avuto i suoi effetti: dopo un inizio da fanfara, si appropriano della scena chitarre taglienti e la caratteristica voce di Isaac Brock, abile nel passare da un cantato sofferto a un registro cabarettistico e grottesco. La successiva "Dashboard", irresistibile filastrocca già pronta per le radio, conferma l'impostazione pop di questo nuovo lavoro, che non rinuncia però ai testi riflessivi che fecero la fortuna del gruppo a metà degli anni ‘90. In "Florida", così come avviene in altri due brani, il gruppo si avvale anche dei cori di James Mercer, voce degli Shins, a cui questi nuovi Modest Mouse assomigliano sempre di più. Quinta traccia e forse brano più rappresentativo dell'opera, "Parting of the Sensory" è una dolente ballata che affronta i temi cari a Brock del fato e del ciclo della vita, con la visione pessimistica che lo contraddistingue: il concitato finale con tanto di violini è una novità assoluta per il gruppo, ennesima dimostrazione di una rinnovata attenzione per gli arrangiamenti. La seguente "Missed the Boat", che riprende il concept "nautico" del titolo, riporta alla mente gli episodi migliori di "The Moon and Antarctica". Ci si aspetterebbe un calo compositivo, ma la qualità resta altissima, fra le chitarre funky della giocosa "We've Got Everything" (che riprende i temi musicali di quella "The View" che portò un paio di anni fa il gruppo a suonare addirittura in una puntata del telefilm O.C) e il riff sbilenco di "Fly Trapped in a Jar". "Little Motel" ci svela un lato inedito del gruppo: la batteria precisa come un metronomo e gli arpeggi, marchio di fabbrica della formazione di Brocks, sono questa volta al servizio di una ballata che è quanto di piùsimile a una love song i Modest Mouse abbiano mai registrato: il risultato è incredibile, ascoltare per credere il dolente ma pieno di speranza <> che chiude il brano. Tutto ciò basterebbe per un ottimo album, ma il gruppo riserva addirittura il brano migliore per la seconda metà del disco: "Spitting Venom" sembrerebbe un semplice pezzo acustico, ma dopo poco le rullate di Green e le schizofreniche vocals di Brock trasformano il brano in una sorta di cavalcata epica che sfiora i 9 minuti, prima che i fiati preannuncino il finale sussurrato accompagnato dall'inconfondibile chitarra di Marr Il pop rock di "Invisible" richiama nel testo molti dei temi affrontati, fra navi, mosche e oceani, chiudendo un opera che fin d'ora si preannuncia come una delle più importanti e riuscite uscite discografiche non solo del 2007, ma degli ultimi anni. www.modestmousemusic.com www.modestmousemusic.com

MODEST MOUSE è presentato in Italia da DNA CONCERTI

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