Ma pare che il tempo di attesa non sia stato ripagato a dovere da Anders Hana e Morten J. Olsen, il duo norvegese che avevamo deciso di aspettare al varco, dopo la prima prova su Rune Grammofon dello scorso anno. La formula, piuttosto che arricchirsi, si mantiene sugli stessi toni dell'album precedente, ma non mancano le differenze, che saltano subito all'occhio/orecchio. Innanzitutto la produzione: laddove Raus Aus Stavanger era, per lo più, da considerarsi come un live in studio, in Norwegianism la post-produzione si fa sentire. Non mancano i campionamenti e le aperture psichedeliche e il gioco, nel complesso, si fa più interessante. Continua a mancare, però (e ammesso che sia ricercata) quella direzionalità che non avevamo riscontrato neanche nel capitolo precedente. Il caos, la dissoluzione, non trovano nessuno sbocco, nessuna via d'uscita, rendendo il lavoro molto ostico all'ascolto e decisamente monocolore, nonostante non manchino gli sforzi di trasformare il sound attraverso una ricerca timbrica che si avvale in maniera evidente dell'elettronica. La batteria, intrappolata dalla sua propria libertà, si muove frenetica e assordante in dialogo con la chitarra schizofrenica di Hana, che sprigiona schizzi di noise a singhiozzo. Decisamente più interessanti gli episodi meno frenetici (Entry One; Entry Two; Ibiza One; Jolly Six), nei quali un fiume di elettricità viene fatto scorrere lentamente, portandosi via i rumori sotto forma di detriti sparsi qua e là per il percorso e rilasciando attraverso il cammino un'atmosfera inconfondibilmente psichedelica e dark-ambient da far pensare addirittura ai Wolf Eyes più mansueti. www.myspace.com/themoha www.n-collective.com