“I love you Marzano” è il primo singolo con relativo videoclip da oggi su YouTube del cosmico cantautore pop Mosè Santamaria. Il brano anticipa l'uscita, prevista per il 4 dicembre, del disco di debutto “#RisorseUmane” su etichetta Dischi Soviet Studio. Nove canzoni di misticismo quotidiano che accompagnano in un bar di provincia gli esseni, Gurdjeff e Jodorowsky. E proprio al film “El Topo” si ispirano i costumi del clip girato dai videomaker Davide Guerra e Jacopo Santarello, che ritrae un vero e proprio atto psicomagico, una teatralizzazione della morte di Mosè, perché – racconta lui stesso – “come diceva Gurdjeff per svegliarsi occorre rinascere e per rinascere serve prima morire”.
“I love you Marzano”, prodotto da Martino Cuman (Non Voglio che Clara) come tutte le tracce del disco d'esordio di Mosè Santamaria, è un brano ironico “sugli anni dell'adolescenza, dei due di picche, dei film di Jodorowsky, della ganja, degli sciamani, della fame di sapere e di quella tendenza a unire gli opposti o decontestualizzare ciò che è normale per trasformare la realtà in un'esperienza extrasensoriale”.
Tutto questo nella più cronica provincia italiana, che per Mosè è un luogo geografico ma anche una dimensione esistenziale, dove le condizioni che limitano le vite di ciascuno impediscono all'uomo di trovare la propria essenza divina.
Quella provincia che è “una piazza, un talk show di paese dove ognuno ha le sue croci, chi è malato di calcio, chi tradisce il marito, chi è rapito dagli alieni”. E difatti il video di “I love you Marzano” è ambientato al Lago del Brugneto e in un ranch nel comune di Torriglia vicino a dove Pier Fortunato Zanfretta raccontò di essere stato rapito dai rettiliani.
Insomma fra Gurdjeff, Jodorowsky, alieni, morti finte e vere rinascite, sarcasmi e verità misticamente quotidiane viene facile chiedersi chi sia davvero Mosè Santamaria. Un monaco cenobita postmoderno? Il beffardo proprietario di un Magic Shop 2.0? Un seguace del PNL o della metagenealogia? Un meraviglioso prestigiatore pop(ular)?
Probabilmente tutte queste cose insieme e nessuna. Del resto Mosè Santamaria non ci fa né ci è: semplicemente vaga. Dal bar sotto casa sua al cosmo da cui tutti proveniamo, inseguendo “un Draconiano che se ne andava in Vespetta”.