Chiudete gli occhi e immaginate la vita in musica: è quello che hanno provato a fare i Mu, armati di chitarra, glockenspiel, basso e batteria, con Dropouts. Il quartetto di Verbania è giunto al suo quarto disco dal primo del 2009 continuando a sperimentare nuove soluzioni in un percorso che iniziando dall'elettronica approda adesso ad un originale ibrido tra post-rock e nu-jazz. Nato un anno fa insieme alla figlia (la Camilla della traccia 6) del vibrafonista Davide Merlino, il disco non tocca mai altissimi livelli emotivi, e si limita a tratteggiare con successo un'atmosfera serena e ovattata con grande ricorso alle percussioni intonate. La chitarra, quasi mai distorta, resta in secondo piano a svolgere una funzione prevalentemente ritmica. La batteria e il basso, delegato il compito di fare da metronomo, hanno campo più libero e fanno quasi da solisti, fiancheggiati dall'onnipresente vibrafono. In mezzo a tante tracce così pacate tra cui due dediche da padre a figlia e molti altri pezzi sulla nascita scritti dal resto del gruppo, il pezzo di apertura può trarre in inganno: siamo sulla East Coast ad aspettare l'arrivo di un uragano, e in un clima di preoccupazione e angoscia ci troviamo a sperare: Be gentle, Irene. Un disco difficile da catalogare, e anche da ascoltare (eccessiva la rarefazione delle tracce e troppo frequente il ricorso ai medesimi strumenti) ma godibile per ampi tratti, soprattutto nell'unica improvvisazione presente nel disco, Freenow, e nelle sue parti più post-rock. www.mu-music.it