Muppez "Fino in fondo" (Loudblast/Freakout) - La generazione punk che ha cantato la disperazione del disadattamento apre le porte ad una generazione conscia del mondo squallido in cui vive e della propria impotenza a cambiarlo. Siamo entrati da tempo e definitivamente nell’era post-industriale e l’individuo è affondato ancor di più nell’anonimato di massa. I Muppez sono uno di quei gruppi che, sulle tracce dei Rage Against The Machine, internazionali progenitori del genere, gridano in faccia la loro rabbia. La civiltà dell’impiegato è ormai basata sulla pigrizia e sulla paura di pensare. I segni di riconoscimento sonori e testuali sono facilmente riconoscibili e ascrivibili ad un crossover metallico, facile da intuire quando si citano i RATM. I Muppez rielaborano tuttavia la lezione, inasprendo il clima, aggiungendo cori efficaci alla voce incazzata di Dole e intuendo l’importanza della parte testuale. Infatti le liriche di denuncia, sebbene enfatizzate da slogan ormai abituali (“E’ giunta la tua ora”, “…sono ancora qui”), dipingono in maniera intelligente la degenerazione della specie umana che preannuncia la barbarie prossima ventura (….o forse è già arrivata ). Quella dei Muppez è una discesa nei gironi infernali della società abbrutita del nuovo secolo. “Non ho mai conosciuto l’amore”, urlato e reiterato nella song finale e ripreso dall’incipit è il verso peculiare di una resistenza all’omologazione. E’ come osservare attraverso lenti deformanti uno squarcio del mondo in cui viviamo, tra pubblicità, routine mondane, lavori alienanti, frustrazioni provinciali. Ma il bilico (citato tra parentesi eppure importantissimo) è una linea esile che divide la terraferma dal baratro. Lì, in perfetto equilibrio vivono i Muppez. Forse non sono i soli. (contatti: muppez@hotmail.com - www.loudblast.com).