Ah, l'adolescenza: quel periodo in cui si cessa di essere bambini, si comincia a bramare indipendenza eppure, nelle nostre società moderne si è considerati troppo piccoli, "immaturi", per ottenerla. Ovvio, dunque, che tutto questo causa frustrazione in questo periodo della vita pieno di scoperte. Ecco, il pop-punk è il suono di questa frustrazione, la musica che meglio di ogni altra riuscì a esprimere cosa significava essere teenager brufolosi negli anni '90. E, nonostante l'arrivo di nuovi fenomeni (da barraccone: leggi Disney Channel), riesce ancora a coinvolgere tanti giovincelli pubescenti. Una musica tanto naïf quanto rapida e diretta poteva arrivare soltanto dal più adolescente e naïf dei paesi: esatto, proprio quello dove si infilano peni nelle torte di mele. Ma come si può adattare cotanta naïveté al nostro serioso vecchio continente? Purtroppo non esiste una soluzione univoca, in quanto è il genere in sé ad avere dei margini di variazione piuttosto ristretti. Perciò, o si cerca di smontare leggermente alcuni presupposti di genuina ingenuità tipici della controparte statunitense (vedi Tre Allegri Ragazzi Morti o Porno Riviste) oppure si edulcora il tutto per renderlo adattabile al grande pubblico (vedi abomini come Finley o Vanilla Sky). Oppure ancora esiste una terza via che è quella proposta dai triestini Myspace Invaders (nota inutile: bizzarramente il moderno Myspace è oggi più fuori moda del vintage Space Invaders): la via dell'emulazione spudorata. Questo 666 High Score è pop-punk americano al 100%: batteria "cavalcante" e basso "pompante" che segue a ruota, power-chords per tutti i gusti, controcanti e coretti a iosa, arpeggini veloci, sporadiche parti cantate parzialmente "screamate" e qualche inserto "metallico" di Sum41ana memoria. Per quanto inzuppata di tutti i possibili stereotipi che questa musica propone, a livello sonoro i Myspace Invaders sono degli egregi manieristi, hanno imparato la lezione e l'hanno riprodotta senza sbavature alla perfezione. I ragazzi ci sanno fare e vanno dallo ska all'hardcore passando per l'immancabile ballad coi violini senza tentennamenti. Il tasto dolente arriva quando devono metterci del loro: parlo della scrittura dei testi. Tutto l'album vorrebbe essere una sorta di concept-album su internet e sulla modernità: una condanna alla fine della riservatezza ("The Funeral of St. Privacy" come recita un brano), all'artificiosità delle relazioni sociali online e alla creazione di identità alternative posticce. Non ci sarebbe nulla di male se non fosse per il fatto che questo argomento è già stato affrontato più volte. E meglio. Il problema è che, al di là, delle idee ciò che veramente manca ai Myspace Invaders sono gli strumenti per rappresentarle: la loro padronanza "scolastica" dell'inglese (che comprende una pronuncia un po' legnosa a volte), infatti, non è sufficiente per permettergli di scrivere testi veramente mordaci e interessanti in lingua d'albione. Alla fine della fiera le canzoni più divertenti sono quelle più sciocchine, quelle che suonano elementari nei testi, senza pretese di sembrare "veramente punk" perché, in fondo, l'autoironia nel pop-punk è un elemento fondamentale. Fresche frivolezze come "Emy" o "Like You" scorrono via lisce e sono quelle che si fanno riascoltare più volentieri dell'album (fra l'altro leggermente troppo "pieno" con ben14 brani) ma il pezzo che risalta su tutti è una scanzonata cover di "I Will Always Love You" di Dolly Parton (la versione più famosa è di Whitney Houston) che sacrifica tutto il pathos dell'originale per farla suonare cazzona e "pogosa" per poi trasformarla sul finale in un simpatico doo wop da ballo "lento" anni '50. I Myspace Invaders sono dei perfetti esecutori, tecnicamente impeccabili, che devono semplicemente trovare una loro strada e, nel tempo libero, guardare qualche film in lingua originale in più, oppure mettersi a scrivere in italiano, che sarebbe davvero l'ideale. Intanto spassiamocela con questo disco leggero leggero in attesa che vengano a suonare al prossimo prom dove i bulli della scuola correggeranno il punch con copiose dosi di gin e dal quale la reginetta e il quarterback scapperanno per andare a perdere la verginità sull'erba umida del campo da football… mmm, mi sa che ho visto troppi film con torte di mele e stereotipi assortiti. www.myspace.com/myspaceinvadersband