Neils Children Via. Via. Aprite le finestre e fate entrare lo smog intramuscolare. Staccate la tv, e magari anche un bel biglietto per l'inferno. E dimenticatevi le caotiche e perfette leziosità di Von Bondies e Yeah Yeah Yeahs; accantonate il divismo glamour da passerella di quei bei faccini Versace sporchi al punto giusto. Altro che Strokes. Altri Libertini. Quella è gente studiata per i party in piscina ad Hollywood, tra coca e Martini, giusto per dare un brivido ai vipssss nell'essere appresso ad una rockstar viziosa. Millantano cattiverie. Bastardi. E non si tratta di purismo d'accatto, che noi si discute dell'attitudine e non della mera qualità dei lavori (peraltro elevata). C'è un brano qui dentro, si chiama I Hate Models, ed è stato - oltre che secondo singolo di questa congrega di devastati - manifesto programmatico della banda di John Linger. E poi quelle chitarre! Benedette da un Dio minore e uscite da chissà quale pozione venefica. Incredibili Neils Children, con l'Inghilterra in procinto di genuflettersi senza saperlo, non dovrete far altro che rimanere puri nella vostra corruzione e continuare a leccare codesti rosari. Guardatevi intorno Voi, a 21 anni i vostri amici sognano veline e si fiondano all'acquisto del nuovo tipo di cellulare. Questi scrivono capolavori. Con Campag Velocet disco del 2004, e chi se ne frega se tra qualche mese non ci saranno più. Questo è il più eccitante maleficio che Londra abbia avuto negli ultimi anni; dai tempi di (riempire la casella a piacimento, please ). Cielo coperto fuori, stanotte. Ma ugualmente 5 stelle brillano. www.myspace.com/neilschildren