At Rope's End (EPITAPH) Da mesi si vociferava del ritorno dei Turks, ad un anno e mezzo dal debutto su Epitaph con Scared Straight. Erano in molti ad attendere al varco la band di Columbus per decretarne la fine prematura e poter affermare che 'i Turchi di una volta erano un'altra cosa'. Cazzate. At Rope's End è un album eccezionale, superiore anche allo Stonesiano (e pur ottimo) Scared Straight che raccoglie le ultimissime istanze in fatto di punk (alcuni brani del disco sono stati registrati in Svezia insieme a membri degli Hellacopters) e mette in risalto la strabiliante vena rock'n'roll della band. I New Bomb Turks di Destroy Oh-Boy non esistono più: i pionieri della riscoperta del punk-rock negli anni novanta (senza di loro bands come Zeke e Los Ass Draggers nemmeno esisterebbero), come già ribadito in più di un'intervista, ora sono una rock'n'roll band a mille carati che rilucida il suono di Real Kids, DMZ, New York Dolls e che, soprattutto, se ne fotte di etichette e settarismi vari. Degli esordi sono rimasti la carica spaventosa (assistere ad un loro concerto è ancora un'esperienza trascendentale) e l'attitudine as-so-lu-ta-men-te punk. Potremmo ricorrere al discorso della 'logica evoluzione dello stile', ma così facendo cadremmo nei soliti, logori luoghi comuni, quando invece quel che conta è la sostanza. E la sostanza c'è, eccome. Ce lo dice il trittico assassino Scapegoat Soup/Snap Decision/Ally Smile, posto in apertura del disco, ce lo dice Veronica Lake, brano prescelto come futuro singolo (Keith Richard ai 300 all'ora, colpi di rullante come fucilate), ce lo dice la storia della più punk delle rock'n'roll bands (e viceversa). Il resto, soprattutto in questo caso, sono chiacchiere inutili, faziose, tremendamente snob. Aria fritta. At Rope's End in questo senso mette a tacere tutti, ma proprio tutti. Un nuovo centro pieno della Epitaph, anche se qualcuno farà fatica a riconoscerlo.