Il brano è un Glam-rock pacifista, da ballare e cantare in coro, sapendo che a poco serve. Trombette carnevalesche a ritmo marziale e assurdità hard rock accompagnano il ritorno a casa di uno scalcagnato reggimento dopo la grande sconfitta nazionale.
Le prostitute hanno preso il posto dei generali e guidano il convoglio, i soldati sono finalmente liberi di danzare con i prigionieri. La sconfitta è occasione di festa ma soprattutto di avventura.
Gran parte di questi elementi, hard rock escluso, erano presenti anche nell’omonimo scritto di Curzio Malaparte - appunto Viva Caporetto!, del 1921 - il cui titolo fu censurato dal nuovo regime perché fiaccava l’animo del popolo in quanto “antinazionalista e disfattista”.
La band riprende questo titolo con la speranza che invece ci rafforzi spiritualmente. Dopotutto la vittoria non premia i migliori ma solo quelli meglio equipaggiati, o al massimo i più spietati…ma è una classifica poco interessante. Nessuno più gioisca per la morte di un nemico!
Citazioni: VIVA CAPORETTO (saggio/1921, Curzio Malaparte), Hiroshima mon amour (film/1959, Alain Resnais e Margherite Duras), Hiroshima Mon Amour (brano/1977, Ultravox [di John Fox])