Dopo 30 anni di esperienza artistica insieme, tra palco, studi e viaggi, Noa e il suo chitarrista Gil Dor, hanno capito di non aver più bisogno di parlare di accordi, ma solo di lasciarsi penetrare dalla musica che arriva. In un luogo mentale e sensoriale che non può essere descritto, ma solo sentito, è arrivata cosi l’ispirazione spontanea e la voglia di mettersi alla prova con un nuovo album, il primo totalmente jazz e realizzato in proprio durante il lockdown causato dalla pandemia. Nella sala di registrazione annessa alla propria abitazione, la cantante israeliana e il suo compagno e amico di una vita hanno cosi scelto dodici brani di cui sentivano il bisogno interpretativo e, senza pianificare molto, complice la perfetta intesa professionale, hanno dato luce ad "Afterallogy", la loro produzione più intimista, in uscita il 30 aprile.
Un regalo per chi ama la Vita, la Musica e l'Amicizia che suggella un sodalizio artistico unico, come ama ricordare la stessa Noa: "Negli ultimi 30 anni Gil e io abbiamo condotto un dialogo continuo. L'argomento discusso è essenzialmente lo stesso: “cosa? e perché?". Considerando che a "cosa" è relativamente facile rispondere: facciamo semplicemente ciò che possiamo, ciò che amiamo, sappiamo o sperimentiamo, ciò in cui siamo bravi e a cui sentiamo di poter contribuire, mentre impariamo costantemente cose nuove, è il "perché” che stimola la discussione. O meglio, è il "perché" il responsabile di tutto ciò che creiamo. Le risposte vengono distillate man mano che la conversazione va avanti. Forse è l'espressione profondamente risonante attraverso la musicalità artigianale, di "cosa significa essere umani" che stiamo cercando. Forse è il ricordo di un'esperienza di bellezza della prima infanzia che ci perseguita. Un ricordo in cerca di una nuova nascita, dopo essersi reincarnato migliaia di volte attraverso l'arte di musicisti monumentali nel corso della storia ... un'eredità di cui facciamo tesoro e rispetto, costringendoci sempre a spingerci verso l'eccellenza, in profondità e in alto, assicurandoci di non tradire mai la fiducia riposta nelle nostre mani dalle muse, il dio della musica e le persone che da 30 anni ci hanno aperto il loro cuore. In un modo o nell'altro, questo dialogo è, come dice il nostro mentore e amico Pat Metheny: la nostra "Cosa", e siamo così fortunati ad averlo. Così, gli abbiamo dato un nome: "Afterallogy". Dopotutto è stato detto e fatto, dopo 30 anni, dopo una pandemia che ha sconvolto, scosso e spogliato il mondo, dopo migliaia di chilometri percorsi e molte altre migliaia di note suonate e cantate, cosa resta? Un profondo amore e rispetto per la grande musica e la grandezza della musica, un profondo amore per l'umanità che da essa prende vita ed è elevata e illuminata in chi la sperimenta. Un profondo apprezzamento per il dono dell'amicizia ... l'uno per l'altro ... per "qualcuno con cui correre" come scrive David Grossman, per il potere e la risonanza che ci hanno uniti e tenuti insieme in tutti questi anni. E quella curiosità e passione, quella ricerca meticolosa per svelare i misteri più profondi della musica che ci spinge sempre avanti…”.