Classe 1982 il produttore statunitense ha costruito la sua reputazione scrivendo composizioni elettroniche elegiache e ultraterrene. A Brooklyn, nell’epicentro della scena indipendente americana, in pochi anni è diventato un punto di riferimento trasversale per molte band, non solo nell’ambito dell’elettronica. Rolling Stone lo ha definito la «bestia nera dell’elettronica contemporanea». Tra ambient, rumorismo ed estasi – e un debito almeno teorico verso Edgar Varèse – la sua musica ha una forte impronta sperimentale che combina suoni del passato e del presente. Lo fa in un modo che risulta familiare e al contempo chimerico, strano ma carico di meraviglia; influenze pop e ritmi inebrianti la rendono sempre accessibile; quando include testi, raramente hanno carattere confessionale ma la forza dirompente di fissare la tenuità dei nostri legami. «I salti quantici della tecnologia ci mettono a confronto costantemente con l’abisso tra ciò che è reale e ciò che è meno reale». Oneohtrix Point Never parla direttamente di questa nuova sensazione: la facilità e l’euforia che ne derivano, ma anche la noia nebulosa di un facsimile di vita surrogato e disincarnato. Il critico Simon Reynolds ha detto di OPN: «È diffcile pensare a un altro musicista contemporaneo che affronti l’esperienza dell’iper-modernità – vivere e morire su Internet – con la stessa precisione o compassione. Lopatin ha trovato un modo per rendere l’esperienza frammentata della nostra epoca attuale non solo bella, ma anche vera».Again è il suo decimo disco, il quarto della nuova fase creativa che nel 2015 ha visto uscire Garden of Delete che unisce all’elettronica colta la musica industriale e la techno sporca e disordinata ascoltata da Lopatin da adolescente, e passa dai successivi Magic Oneohtrix Point Never e Age of . In Again attinge al fermento musicale degli anni ’90 e ’00, tra rock alternativo e post-rock. Non sono fantasmi dal passato, Lopatin volge il suo sguardo al futuro mescolando promesse, speranze e minacce.