ANYWHEN/The Opiates Se i Radiohead incontrassero i Tindersticks su una piazza di Goteborg... Il cielo sopra di loro non potrebbe che essere basso, grigio e pesante come i pensieri di chi si sente assediato da bisogni, responsabilità e preoccupazioni di ogni sorta. Come i pensieri, insomma, dai quali devono essere scaturite le nove canzoni che gli svedesi Anywhen, abiurando dall'originaria spensieratezza powerpop, hanno raccolto in questo "The Opiates". Canzoni oppiacee, allora, melodie finalizzate a sedare, placare e anestetizzare quel profondo spleen esistenziale: ecco come sembra che vada interpretato il titolo della raccolta. Fondamentalmente due i principi attivi della molecola melodica sintetizzata a questo scopo: la matura vocalità del cantante Thomas Feiner e la sofisticata complessità delle partiture che il gruppo scandinavo ha architettato di concerto con l'Orchestra Sinfonica di Varsavia. Ma se quei due elementi bastano e avanzano ad assicurare l'efficacia di tale "farmaco", la loro azione combinata non può tuttavia scongiurare l'insorgenza di effetti collaterali indesiderati, soprattutto quando deve essere moltiplicato per il numero di titoli che sfilano in elenco. Primo fra tutti la sensazione che un certo romanticismo di maniera finisca alla lunga per prendere la mano a tutta la compagnia, così che nemmeno la grande sensibilità vocale di Fiener riesce ad allontanare la crescente impressione di uniformità tra un brano e l'altro. Questo tuttavia soltanto se si vuole prescindere dalla forbitezza di scrittura di queste canzoni, ossia dall'indiscutibile bellezza delle loro melodie. Un disco ambizioso, insomma, ma nient'affatto velleitario, neppure in considerazione dei nobili modelli ai quali non può nascondere d'ispirarsi.