Non è possibile riassumere in poche righe tutti gli equivoci critici che si sono intrecciati lungo la trentennale carriera di Ornette Coleman (Fort Worth,Texas,1930): dai tempi in cui il suo sassofono intriso di esasperato senso del blues fu giudicato "stonato", al mancato riconoscirnento delle strutture di base della sua musica (complice l'impropria etichetta di "free jazz" applicatale, etichetta nata poi dal titolo di un suo disco...), all'imbarazzo di fronte al suo violino e alla sua tromba così squassanti e strazianti, al disorientamento di fronte alle sue opere sinfoniche e cameristiche, in bilico fra spirito afroamericano e scrittura eurocolta, fino al rifiuto iniziale del Prime Time, quel feroce doppio quartetto nato a metà degli anni '70 ed oggi mutato nella forma e in parte anche nei contenuti. Ma poi in fondo non si tratta altro che di una proiezione verticale, polifonica, del solismo colemaniano, il quale si svolge attraverso una inesauribile catena di variazioni motiviche in continua, reciproca trasformazione. E infine bisogna sottolineare l'assoluta grandezza del Coleman compositore, non solo nel senso eurocolto (ma in realtà profondamente afroamericano) prima accennato ma anche in senso parkeriano, di creatore di temi originali e indimenticabili. Oggi Coleman grazie alla sua profonda coerenza creativa è finalmente un artista riconosciuto in tutta la sua grandezza; può lavorare liberamente sui tre fronti della composizione, del Prime Time e del ricostruito Original Quartet. Eppure questo artista modesto e taciturno a 60 anni guarda ancora avanti: per lui, nonostante tutto, la sua ricerca sembra essere ancora all'inizio... www.ornettecoleman.com