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PAPERHEAD

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La Trouble in Mind di Chicago è diventata ormai un punto di riferimento in materia di neo-psichedelia terzo millennio e nel suo ricco catalogo figurano anche The Paperhead. Sono di Nashville e quasi a smentire le voci che da quelle parti si suona solo musica country hanno deciso di ricreare e ritrovare le armonie ed i suoni persi dei sixites. Con un occhio di riguardo per la scena inglese, fatto non nuovo per le band americane, si ascoltino i magnifici Sky Picnic per capire di cosa stiamo parlando. I Paperhead sono in tre, Ryan Jennings, chitarra e voce, Peter Stringer-Hye, basso e voce e Walker Mimms alla batteria. Inizialmente si facevano chiamare The Looking Glass e con quella sigla hanno inciso una cassetta dal titolo "Focus in on…The Looking Glass", poi ristampata a nome Paperhead in vinile a tiratura limitata di sole 500 copie. Un lavoro dal fascino misterioso, inciso quando i componenti del gruppo avevano solo 18 anni e purtroppo uscito di catalogo e di difficile reperibilità. Con il nome The Paperhead hanno esordito ufficialmente con l'omonimo album nel 2011, un lavoro già convincente e ricco di belle canzoni, incredibilmente maturo per un gruppo così giovane. Molto marcata nella vena freakbeat di questo disco l'influenza dei Pink Floyd periodo Barrett oltre a tutti quei gruppi che fecero grande l'epopea psych 67/68, July, Kaleidoscope e simili. A seguire è arrivato anche un bel singolo, Pictures of her demise/She is above me. Dopo ben tre anni d'attesa il nuovo "Africa Avenue" conferma le belle intenzioni dell'esordio, ponendosi fra le cose più fresche e piacevoli ascoltate nel 2014 appena trascorso. In questo secondo lavoro il sound dei Paperhead vira versa la soft-psichedelia, con un tasso acido leggermente inferiore a quello del disco di debutto. Beatles, Kinks e primi Pink Floyd sembrano i gruppi più ascoltati dai ragazzi di Nashville. Dei Fab Four recuperano le squisite armonie vocali, in canzoni come Mother may, con una bella slide, nella breve melodia folk-psych di New trend e nella splendida e lennoniana In a corner. Eye for eye recupera parte della grinta dei gloriosi Open Mind e rievoca il songwriting dei Kinks, Nasty girl invece rimanda a Arthur Lee ed i suoi Love. Notevole None other than, con perfette armonie vocali e con improvvisi stop and go, puro distillato Rubble style. Aromi del gruppo di Ray Davies, del periodo floreale, sono ancora facilmente riscontrabili nella traccia d'apertura Africa, nella bella Old fashioned kind e negli aromi psych dell'affascinante The Old house. Un disco formalmente impeccabile e gradevolissimo all'ascolto, facile innamorarsene a primo ascolto. Echi di antiche armonie con l'inesauribile magia dei sessanta che fluisce ancora inarrestabile.

PAPERHEAD è presentato in Italia da PENTAGON BOOKING

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