I Casertani Partenos Petras si presentano con il loro Black Metal nudo e crudo sotto tutti gli aspetti possibili ed inimmaginabili. Partendo dall'artwork per finire alla composizione delle sette trace si capisce subito che questi ragazzi non scherzano. Con alle spalle demo, 'Magia Divina Scentia' e 'I Canti del Male', la band dopo un prima separazione riforma il gruppo nel febbraio del 2006 con nuovi ocbbiettivi di aspetto puiù ampio rispetto al passato. Nello stesso anno esordisce questo primo album autoprodotto con ben 7 tracce. Dicevamo dello stile prettamente black e qui devo dire che non ho avuto dubbi sin dal primo e superficiale ascolto. Ma è proprio questo il punto in cui voglio soffermarmi maggiormente, è proprio l'ascolto. Perchè questo? Perchè per poter carpire a pieno sia la struttura che la sostanza vera di questo gruppo l'album lo devi ascoltare più volte. La durata è di poco più di trenta minuti e l'apertura è dettata da una intro in stile canto 'gregoriano', ma è solo illusoria, è l'anticamera dell'inferno che si sta per scatenare. I suoni inquietanto dell'intro lascia spazio a scream taglienti direttamente dall'oltretomba. Ritmi incessanti e senza respiro, non ci sono vie di mezzo, sono percussioni violente, ma precise nello stesso tempo. Il lavoro delle chitarre è sul filo del rasoio. Ma a farla da padrone è sicuramente il lavoro straordinario alle pelli di Gianluca 'Silas' Zannone che in certi tratti della song sembra quasi sdoppiarsi. Belli anche i brevi assoli della chitarra di Francesco 'Othis' Martino. Lasciando la seconda traccia passiamo a So dark the con of man' con partenza scream e ritmo accellerato ai limiti del codice della strada! Precisi e d'effetto gli stacci ritmici avvolti dalla voce tenebrosa e demoniaca di Antonio 'Zeder' Zannone (fratello di Zannone drummers). Con 'Ursus et abusus' il ritmo è davvero frenetico e si mischia con urla agonizzanti, sembra proprio di rivivere scene dell'inferno dantesco. Nulla di innovativo rispetto ai precedenti brani, il mix ritmo ed esasperazione degli scream è perpetuo. Passando a 'Terrorist metal' si cambia un pò il tiro e devo dire che personalmente ho apprezzato questa traccia fatta di una metamorfosi tecnica unica rispetto al resto dell'album. Ottimo il lavoro complessivo del gruppo su questo brano che è eseguito alla perfezione, ottimo davvero, una top song. Proseguendo il nostro cammino uditivo arriviamo a 'The end of monotheist' con un assolo di chitarra davvero sublime e che rende ancor più ansiosa l'attesa dell'incalzare dei ritmi sanguinolenti, che non si fanno tanto attendere e che sfociano nella violenza più cruda. La chiusura del disco spetta all'outro 'Nautonier' molto sottotono rispetto al resto del disco. E' proprio un ritorno agli inferi, ritorniamo da dove siamo partiti, un suono acustico psichedelico ci lascia nell'oscurità. Bel disco in definitiva che lascia ben sperare per le prossime produzioni che come in questo caso è risultata pulita sia dal punto di vista tecnico che di mastering. Se ami il black metal ti consiglio di seguire i prossimi sviluppi in casa Partenos Petras. www.partenospetrai.com