Le tracce ricordano certi episodi defatiganti dei R.E.M. (Mostrami una donna), la tenerezza nervosetta dei Teenage Fanclub (Le regole dell’attrazione) o i siparietti febbricitanti Smiths (Taxi Taxi), oppure malinconie spremute ai primi anni Zero (i Notwist sotto sedativo di Ti stavo lontano), scorie wave (Non farlo) e wave pop (i Talk Talk di Life’s What You Male It ne Il paradiso degli amanti), il cantautorato rock di stampo Benvegnù (Le sigarette dopo il sesso) e retro nostalgie Sixties (La sindrome del criceto, Io mi domando se eravamo noi), ma anche quella specie di Tenco imponderabilmente slowcore in cui sembra riposare il cuore stesso della loro calligrafia dai tempi di In circolo (Le spalle nell’abbraccio, Silenzio). Certo, non mancano momenti più automatici (Conta su di me) oppure fin troppo regolati sui parametri di una radiofonia senza infamia ma anche poca lode (Chi conosci davvero), ma è una quota trascurabile e in definitiva comprensibile (e poi: magari potessero farsi luce nelle playlist radiofoniche canzoni come queste