Il quartetto Being and Becoming di Peter Evans è forse il progetto più legato alla tradizione del trombettista americano, solitamente più avvezzo verso musiche futuribili e concettuali. Questo gruppo affronta invece anche l’idioma post-bop e incontra ad esempio Thelonious Monk in alcuni momenti interpretativi. Ma si sapeva d’altronde che nulla è precluso ad Evans, il cui raggio d’azione nell’ambito delle musiche contemporanee è davvero ad ampio spettro.
Peter Evans ha studiato al Conservatorio di Oberlin (Ohio) e possiede quindi una formazione classica, utile ad affinare una tecnica strumentale che nel suo caso in seguito è diventata sbalorditiva. Dopo l’incontro con Evan Parker, gli orizzonti di Evans si trasformano e il trombettista sviluppa un intuito improvvisativo che lo colloca subito ai vertici di questo mondo espressivo. L’oggetto sonoro per lui è da analizzare nel profondo attraverso incessanti ripetizioni, variazioni, combinazioni, anche partendo da frasi semplici che diventano labirinti disorientanti. In questo contesto si giustifica l’approfondimento della performance per sola tromba, spesso deformata dall’elettronica, in cui ogni tecnica possibile per lo strumento è indagata e inseguita. Sul versante più strettamente jazzistico, l’apporto più seduttivo è quello che Peter ha fornito al quartetto Mostly Other People Do The Killing (con Moppa, Irabagon, Shea), gruppo tra i più seguiti tra quelli delle ultime generazioni. Lì il rigore analitico e la profondità dello scienziato sonoro lasciano il posto all’ironia, alla parodia e alla sdrammatizzazione.
Contemporaneamente, Peter Evans guida quartetti e quintetti, milita nel trio Pulverize the Sound (con Pride e Dahl) e nel quartetto Rocket Science (con Parker, Taborn e Pluta), suona con la crema dell’improvvisazione europea (ancora Evan Parker, Barry Guy, Paul Lytton), in duo con Nate Wooley, e ancora con John Zorn, Weasel Walter, Mary Halvorson, Matana Roberts, Joe McPhee.
Beign and Becoming si presenta come un lavoro di sintesi di tutte le attitudini del trombettista, affiancato da giovani musicisti di grande talento.
Joel Ross è la nuova stella del vibrafono, messo in luce accanto ad Ambrose Akinmusire e valorizzato dal collega Stefon Harris, fino all’incisione del suo primo album per la Blue Note.
Nick Jozwiak, area chicagoana, ha studiato con William Parker e Mark Helias, suona sia jazz che classica ed ha già maturato un notevole carnet di collaborazioni.
Savannah Harris è batterista incantevole, già ascoltata nel trio di María Grand, in precedenza alla corte di maestri come Marcus Belgrave e Geri Allen.