"Notes On Love" somiglia a un'autostrada abbandonata in mezzo al nulla, una cattedrale diroccata popolata dai fantasmi di Billie Holiday, Bessie Smith e Jeff Buckley. Sa di vecchia radio gracchiante in "Billy Steaks", con l'armonica e il country/blues luciferino; parla un linguaggio sboccato ("I Want The Impossibile") per poi tornare a incantare con "Nothing If Not Writing Time", con l'acustica arpeggiata alla Leonard Cohen e una verve degna di Marianne Faithfull. Si discende sempre più negli inferi con "I'm Lying": una chitarra elettrica effettata, la ritmica sospesa e le atmosfere di un film di Tarantino con Smog e Calexico in qualità di guest star. Lo spiraglio di sole arriva con "Into My Arms", unica cover del lotto: la difficile impresa di rileggere Nick Cave è del tutto riuscita, con lo strano effetto di sgomberare i fantasmi del passato con un fischiettio alla Otis Redding seduto su tappeti di tastiere celestiali. E se "Oh Me Jack" vibra di un impeto quasi "flamenco" (battiti di mani, piatti accarezzati), con "Wildfire" si nuota a testa in giù nella lava di Acheronte: poche note di pianoforte, il contrabbasso suonato con l'archetto, gli incroci di chitarre. Il brano sembra non concludersi mai, risorgere continuamente dalle ceneri senza urlare né rimanere in silenzio. Una stasi straziante e magnifica, raggiunta in tempi recenti solo da Antony & The Johnsons. www.petrajean.com