La radice di ogni conoscenza affonda le sue propaggini pilifere in una falda freatica irrimediabilmente inquinata da una sostanza irriducibile ad ogni dimostrazione empirica. Un ipotetico substrato materiale di cui, a priori, è impossibile giustificare l’esistenza. Così come fece Berkley nella filosofia moderna, i Poison the Well iniettano il veleno del dubbio nel trasparente pozzo dell’idealismo americano. Come già nella “Dialettica dell’Illuminismo”, infatti, l’eccesso di razionalità genera il suo contrario, il martello della libertà costruisce l’assito su cui si adagia la bara della tirannia. Qui l’ipocrisia del quieto vivere viene annegata in una “soluzione al quattro percento” di rabbia, dolore e caos, propugnando un principio etico che rivendica l’individuale inarrestabile volontà dell’essere in abstracto rispetto ai meccanismi contingenti e collettivi della storia. Questo solo per dire che i PTW sono stati (e magari torneranno ad essere) l’unico gruppo post-core all’altezza di insidiare il primato del genere a Converge e Dillinger Escape Plan o perlomeno di avvicinarli in una ideale trinità di valori musicali: dischi come The opposite of december... (Trustkill, 2001) e Tear from the red (Trustkill, 2002) hanno contribuito in maniera incontrovertibile a ridefinire i canoni e gli stilemi dell’hardcore nel nuovo millennio, elevandoli ad inusitati standard di eccellenza dal punto di vista emozionale ed evocativo oltre che squisitamente tecnico. Consapevoli dell’ormai remota lezione di gruppi come Die Kreuzen e Husker Du, fondamentali per imporre nell’hardcore il lato privato, personale su quello pubblico, sociale accrescendone la componente formale attraverso un quid di ruvida, istintiva sensibilità melodica, i Poison The Well hanno irrobustito la memoria di questi agili capostipiti allenandola con dosi massicce di Nu Metal fino a stravolgerne la detonante gittata sonora e a decentrarne l’intricato equilibrio strutturale. Da qui in poi, fulmini a ciel sereno, per il gruppo sono cominciati ad arrivare i primi guai e in questi casi, si sa, se pioverà sarà solo merda: il nuovo contratto firmato con una major, la Atlantic, si rivela subito un’arma a doppio taglio che il gruppo impugna dal lato sbagliato nell’incidere un terzo album, You come before you (Atlantic, 2003) che, chitarre ribassate, riff memorizzabili ma non certo memorabili e produzione sfarzosa, tradisce il loro cotè più vicino a certo Nu Metal (Nu Metal, chi era costui? C’è ancora qualcuno che se ne ricorda?) e riesce soltanto nell’impresa di scontentare tutti, nuovi impresari di prammatica e vecchi fan della prima ora. www.myspace.com/poisonthewell