Arriva “Where We Are Now” e parto quindi con tutta l'attesa del caso. Il dramma è che inizio a storcere il naso quasi subito. “Death Of A Manifesto” è il pezzo pop che i port-royal non riescono a tessere, una becera dance da discoteca moldava (qui però rischio di fargli un complimento sapendo della loro passione per l’Est) che è una macchietta. Parte la successiva “Theodor W. Adorno” e l’intro pare un loop di “Palazzo d’inverno” di Crono, e torna a girare tutto a meraviglia: spingono l’acceleratore in modalità antemica con avvicinamento progressivo all’apice. Le loro solite scie di suono (assolutamente uniche e riconoscibilissime tra mille fanno ancora capolino in tutto il disco) qui sono sparate ai quattro venti unitamente al climax post-rockiano, alla stasi della seconda metà, e alla reprise finale.Questo nuovo lavoro dei port-royal pare un luna-park. Uno di quei luna-park dove ci passi una domenica di novembre. Col grigio e tutto quel contorno di disagio bellissimo. Il dramma è che parte la cassa tamarra-bruttina. Hanno fatto un passo laterale e hanno fallato. I port-royal si sono spostati, laddove "Dying In Time" era la protesi electro-gaze del loro sound, ecco che "Where Are You Now" segna nel contempo l'abbandono del post-rock visionario e ambientale, nonché l'approdo alla deriva dance-gaze. A fare cose brutte a riguardo ci pensano già a sufficienza M83 o Bvdub. Il titolo dell'album pare quasi profetico di una domanda da porre a loro, dove siete port-royal? La giostra insomma rimane ferma e c'è ben poco di cui andare felici. O forse sono solo io che sono diventato vecchio e non mi so più divertire. . www.port-royal.it