"Weirdon" Sarebbe bene iniziare a stimare il peso specifico della città di Filadelfia all’interno dell’arcipelago indipendente dell’ultimo lustro. I segnali si moltiplicano stagione dopo stagione, con artisti che hanno avuto tutto il tempo di forgiare il proprio songwriting all’ombra di un’estetica DIY che per molto tempo li ha tenuti lontano dai grandi giri. Diradati i fumi lo-fi, si sono visti sbocciare album fantastici, quasi sempre di ispirazione folk, ma ognuno con la sua peculiarità e il suo pedigree artistico in bella mostra. Di certo questo Weirdon è un disco intriso di umori 90s fino al midollo. Non tanto nelle esplosioni power pop di Airwaves e Where’s Sweetboy, con i loro due accordi grattati via e il chorus che si consuma ad appena pochi secondi dall’inizio del pezzo. Neppure per quella I Don’t Wanna Be A… che tradisce l’impronta dei Nirvana più intimi e disturbati. Più di tutto è lo spleen sfilacciato di Another Silvermoon a citare una classicità folk rock a cui si sono abbeverati molti degli eroi dei 90s, quella dei Crazy Horse per intenderci, citati senza troppi filtri nel lungo e accorato finale di Six Ways To Sunday. Di tutta questa nuova schiera di neo tradizionalisti Polizze è certamente uno dei più dotati. Weirdon è il suo manifesto, articolato in undici frammenti perfettamente bilanciati tra rigore formale e voli pindarici della fantasia.