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PUTIFERIO

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Lov Lov Lov: titolo ingannevole per la seconda prova dei Putiferio, almeno per chi pensava di crogiolarsi in atmosfere stilnoviste o rispolverare il refrain dei Beatles, evidentemente non conoscendo il vortice infernale che caratterizza il sound del combo padovano. Nomen omen, peraltro. L'Amore Amore Amore è quello che forse precedeva l'Ate Ate Ate (precedente disco della band), un amore ora perduto, scomparso, non corrisposto, che devasta interiormente, che esaspera l'isteria in un bagno d'alcol fino al rassegnato ghigno appoggiati sulla tavoletta del cesso (ecco spiegata la sottile ironia che serpeggia nei titoli delle tracce?). Le conseguenze sonore di questo dramma, è bene dirlo, sono distruttive quanto libidinose. I Putiferio sono i dirottatori di un turbolento volo Padova-Chicago, inviati al fronte a riportar notizie del rock catastrofico di scuola Novanta (Jesus Lizard, Shellac) che sembra trovare nuova e costante linfa vitale in suolo italico: al nord-est galeotti furono gli One Dimensional Man di Capovilla-Favero (quest'ultimo non a caso presente, non al basso ma dietro alla batteria, nel primo disco dei Putiferio, ora sostituito da Luca Zaminga), al nord-ovest la quiete (ma potremmo dire La Quiete…!) della provincia piemontese è turbata da quelle calamità naturali che trovano detonazione nell'Escape from today Records/Canalese Noise Records (Ruggine, Fuh, Cani Sciorri). Ennesima beatificazione dello Steve Albini sound? No, perché Lov Lov Lov riesce a sminuzzare le nostre sinapsi esplorando (e saccheggiando) territori diversi, evitando però di apparire didascalico, anzi, nascondendo più d'una sorpresa: presi in pieno volto i virulenti ricami math-ematici (Don Caballero ma anche Tortoise e in Italia soprattutto gli ottimi IoMonadeStanca), dall'Inferno si intravedono sprazzi di dancefloor nel noise-punk godereccio tra Kelvin e Don Turbolento di Can't stop the dance, you chicken!, ma poi è di nuovo sangue alle orecchie con gli stridori addirittura no-wave evocati dal violino dell'ospite (l'onnipresente, per fortuna) Rodrigo D'Erasmo che diventano a tratti marasma quasi free jazz (Hopileptic! è una suite in tre parti come avrebbe potuto pensarla Mike Patton!). Se poi, tra un saliscendi e l'altro, tra uno stop'n'go al fulmicotone ed una mitragliata simil-stoner (Now the knife is my shrink), c'è tempo per l'elettronica perversa da pugni alzati di Loss Loss Loss (che suona un po' come gli Aucan in un collettivo anarchico di Bristol) e ci si ritrova immersi nei fumi industrial-i di True Evil Black Metal, a fine ascolto l'unico difetto che trovo a questo disco è che sia già finito. Narcotizzato dalle liriche blaterate-sbraitate, con le ritmiche pluri-stoppate che mi ronzano in testa, non mi rimane che osannare l'impressionante catalogo condiviso da Macina Dischi/RobotRadio Records, in attesa di premere ancora play. E ancora, ancora… www.myspace.com/putiferio

PUTIFERIO è presentato in Italia da PENTAGON BOOKING

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