RAMIN BAHRAMI
Per non dimenticare la lotta per la libertà del popolo iraniano
TRACKLIST
1. ROHANI: Gole Sangam (Fiore di pietra)
2. BACH: Sarabanda in mi min. BWV 996 (dalla Suite per Liuto)
3. HÄNDEL: Minuetto in sol min. (dalla Suite in si bem. magg. HWV 434/4)
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Il celebre pianista iraniano, esule con la famiglia dopo la scomparsa del padre in circostanze mai chiarite fino in fondo nei primi anni del regime iraniano, pubblica un EP con tre brani dedicato alle proteste del popolo iraniano, con il proposito di contribuire a una maggiore sensibilizzazione del mondo occidentale su quanto sta succedendo.
Dichiara Bahrami: “Non molti anni fa Paul McCartney, fantastico artista cui non oso paragonarmi, dedicò una bellissima canzone alla lotta al razzismo nel nome di una convivenza serena tra le persone di colore diverso. Non vi è alcuna ragione perché nel mondo razze, culture, popoli, religioni e sessi differenti non possano convivere pacificamente. Le differenze sono preziose. Basterebbe smettere di affidarsi a pregiudizi e tradizioni senza senso, basterebbe fermarsi e ragionare. È un momento tremendo, in cui ai tanti focolai di guerra nel mondo se ne è aggiunto uno in Europa.
Certo, è terribile vedere ciò che sta succedendo non lontano da noi, ma la tragedia russo – ucraina non deve farci dimenticare tante altre situazioni che la gente tende a rimuovere, anche involontariamente.
Ciò che sta succedendo in Iran è terribile, con migliaia di donne e uomini che subiscono da troppi anni una repressione cruenta e inaccettabile: non possiamo dimenticarlo, perché le sofferenze del popolo iraniano che domanda la libertà non sono diverse da quelle del popolo ucraino o russo.
Da musicista e da iraniano, con questo progetto desidero solo ricordare come le nostre culture non siano così lontane, e la musica iraniana possa affiancare in perfetta armonia e dignità quella dei grandi compositori della storia europea.
Il brano di Anoushiravan Rohani, che fin da ragazzo ascoltavo ed è molto noto in Iran, ha nel suo titolo un valore per me altamente simbolico. L’auspicio è che dalle pietre possano nascere fiori, che il popolo iraniano possa finalmente godere della libertà e della pace dopo tante sofferenze e che tutti possano conoscere questa nazione per ciò che è: un luogo dalle meravigliose bellezze naturali e dalla cultura millenaria, un patrimonio dell’umanità che non può continuare ad essere per la gente comune sinonimo di tragedia.
Eseguirò questo brano d’ora in poi in tutti i miei prossimi concerti, non certo per ansia di protagonismo o desiderio di fare politica, ma solo perché tutti, anche solo per un attimo, possano riflettere e ricordare la lotta del popolo iraniano per un mondo migliore”.