Musicista, attore e difensore dei diritti umani, Ramy Essam è oggi sinonimo di giustizia e diritti sociali. La sua musica combina rock e tradizione egiziana, hip hop e grunge, con testi sia in egiziano che in inglese.
La canzone “Irhal”, con cui chiedeva le dimissioni dell'allora presidente Hosni Mubarak, è stata inserita al terzo posto nella classifica “Song That Changed History” di Time Out Magazine.
Ma successo e riconoscimenti – tra cui il Václav Havel Prize for Creative Dissent e il premio “Grup Yorum” del Club Tenco, oltre a milioni di visualizzazioni dei suoi video - sono arrivati a caro prezzo. Ramy ha subito torture e arresti. In Egitto le sue canzoni sono state bandite e gli è stato proibito di esibirsi.
Ramy vive in esilio in Svezia e Finlandia dal 2014, ma il suo impegno continua e il raggio si allarga: “Mafi Mafi (Khod)” è il brano registrato pochi mesi fa con artisti libanesi, mentre in autunno è atteso il progetto audio/video “Metgharabiin (Outsiders)”, realizzato insieme al producer e musicista svedese Johan Carlberg, a cui collabora Ganzeer, altro artista egiziano costretto all’esilio.
Al capitolo musicale Ramy Essam, ha affiancato quello teatrale, tra cui lo spettacolo “Giulio meets Ramy/ Ramy meets Giulio”, dedicato a Giulio Regeni, presentato lo scorso inverno proprio a Prato.