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REDWORMS FARM

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Il mostruoso conflitto d'interessi che, come sottile patina, ricopre di leggero imbarazzo le parole del qui presente scrivente patavino, è lo stesso che afferrerebbe alla gola un fiorentino impegnato a disquisire dei Litfiba, un torinese dei Nerorgasmo, un napoletano degli Osanna, un catanese degli Uzeda. Un disagio strisciante, ma pungente. Perché dietro un semplice pseudonimo nonsense, peraltro non ancora così conosciuto a livello nazionale, si nasconde un labirinto, la riproduzione a grandezza naturale di una certa città in un certo tempo, un groviglio di esperienze ed amicizie, il supporto reciproco e la passione di un pugno di giovani che – stretti da un comune vincolo logistico, quel Covo che sembra oggi una spelonca magica, un vagheggiato e mitico vaso di Pandora – sarebbero sorti dal blob informe dell'underground e avrebbero imposto alla musica italiana le loro idee, i loro pensieri, le loro avventure. Per capire di chi e di che cosa sto parlando, evitando la sterile compilazione, basta fare una veloce ricerchina. Che i Redworms' Farm ci siano poi rimasti, in quell'underground, e musicale e geografico (ci sono vecchie cantine e Casalserugo in tagline come “Dig in the underground / We wanna stay in the underground / Things can be dangerous / We wanna stay in the underground”, da “Whatever For Us”), è elemento che aggiunge pepe al discorso. Parlare di Pierre Canali, Marco Martin e Matteo Di Lucca (“two guitars and drums, we always do the same”) è spaccare a metà un decennio e rievocare i felici fantasmi del felice passato. Compito pericoloso per il sottoscritto, improbo per tutti. “Cane Gorilla Serpente”, 2007, era l'ultimo full (?) length dei tre gran dottori, disco che aveva l'unica sfortuna di giungere subito dopo il fulmine di “Amazing!” (e di fulmine si tratta davvero: dieci pezzi in diciannove minuti) e che, nel suo generale ammorbidimento dei toni, si era attirato addosso una selva ingiustificata di critiche, parzialmente stemperate con l'EP “4” di due anni successivo. La lunghissima gestazione di “Against”, quinto atto della saga del bestiario previsto inizialmente tre anni fa e poi rinviato di colpo in colpo, non fa altro che ufficializzare su formato fisico la svolta del gruppo – il ritorno, per la verità – verso lidi più elettronici e fissare tra i solchi brani che il power trio esegue, nel proprio perpetuo tour a singhiozzo per nord Italia e dintorni, ormai da molto tempo. In altre parole: se li siete andati a vedere almeno un paio di volte negli ultimi tre anni, “Against” lo conoscete già tutto, a memoria. Impossibile scordarsi i pizzicori wave di “Fight The Fate”, i Devo in copula con gli Human League e tutta la tensione hardcore a sonnecchiare, silente non silente, o la grandeur elettrica, tardo emo, nervoso post-core formato tascabile della splendida “Vecchio Campo”, o ancora i cattivi stop&go fugaziani di “No Week End” (resa materica delle chitarre insolitamente penetrante ed oscura, lontanissima dalla placidità autistica di “Cane Gorilla Serpente”). Come una boccata d'ossigeno a quattromila metri di profondità, il comeback dei Redworms' Farm assume contorni vitali, irrinunciabili. L'unico appunto meritorio che si può muovere ad “Against”, particolarmente compatto per l'ottima fattura dei brani proposti e per la maggiore lunghezza degli stessi – tra novità e conferme, emerge sempre di prepotenza il trademark dei RWF, mozziconi ritmici di testo sbozzati in coro sotto riff martellanti e ripetitivi, un fuoriclasse assoluto dietro un drum kit minimale e, per l'occasione, alle prese anche con vari trabiccoli sintetici: esemplare “Hesitation” –, è l'eventuale scarto tra disco e live. Laddove, nel primo caso, l'esigenza di pulizia e fedeltà alla scaletta frena l'irruenza di pezzi che dovrebbero teoricamente possedere il potenziale esplosivo di una bomba (vedesi la torcida post-punk di “Vico”, o gli Shellac spastici di “Good News”), è il secondo l'alcova ideale per l'ambientazione e lo sviluppo delle canzoni, libere da vincoli, per un impatto – lo garantisco – a tratti disgregante (i Bitch Magnet zigrinati di “It's Useless”, il panzer indie-electro di “System Failure”). Un consiglio. Se girate per il centro di Padova e vi capita di passare l'incrocio tra via Marsala e via Barbarigo, fermatevi al bar all'angolo. È un posto... contro. https://it-it.facebook.com/pages/Red-Worms-Farm/136822259751332

REDWORMS FARM è presentato in Italia da PENTAGON BOOKING

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