Regina Carter oggi è considerata il violino jazz più importante e significativo dopo quello leggendario di Stephane Grappelli. La sua bravura e la sua fama sono state consacrate anche grazie alla collaborazione con Wynton Marsalis nel tour internazionale di “Blood in the fields” (Grammy Awards e premio Pulizer) con la “Lincoln Center Jazz Orchestra” e Cassandra Wilson per “Travelion Miles”. La sua autorevolezza musicale, mista a grazia ed eleganza, è riconosciuta dalle riviste specializzate più importanti. Regina, che ha iniziato a suonare il violino a 6 anni, vanta collaborazioni con Oliver Lake, Max Roach e con innumeravoli gruppi acustici come il celebre “Uptown String Quartet” e lo “Srting Trio” di New York. In questo spettacolo l’affermata violinista americana presenta il suo ultimo album “Paganini . after a dream”, sorto con la collaborazione del Comune di Genova che le ha gentilmente prestato per le registrazioni il violino chiamato “cannone” dello stesso Nicolò Paganini e fatto costruire da Guarnieri Del Gesù nel 1743. Regina Carter si presenta in questo tour italiano in quintetto con un programma che spazia dalla musica classica al jazz alla world music, sottolineata dal particolare tocco delle percussioni cubane-africane. Regina Carter combina una tecnica mozzafiato con qualità profonde di composizione e di improvvisazione con un nuovo, aggressivo approccio al suo strumento e al tempo stesso mette in dubbio l’immagine comune del violino. Dice la violinista di Detroit “La gente conosce il violino grazie alla musica classica e a quella country. Crede che questo sia l’unico impiego possibile di questo strumento e che il violino debba suonare proprio così. Lo si ritiene inoltre uno strumento piccolo, elitario e sensibile. Suonando con violinisti classici mi è capitato di sentir dire, quando si richiedevano nello spartito delle note dal suono percussionistico, che si ottengono utilizzando la parte anteriore dello strumento, ossia la parte in legno: “io non maltratto il mio strumento, questo violino è troppo costoso”. Non lo vedono come un nuovo approccio, come una nuova possibilità sonora: semplicemente sono fermi ad un vecchio modo di pensare”. Nelle mani della Carter il violino mostra non soltanto il suo lato melodico, bensì anche le sue possibilità percussionistiche. Regina Carter dimostra la sua maturità e la sua voglia ad esplorare nuove vie, conosciute e sconosciute combinazioni musicali. La leggerezza con cui la Carter riesce a cambiare genere musicale, proviene probabilmente dai molteplici influssi musicali nella sua vita. A due anni inizia a suonare il pianoforte e a quattro lo cambia con il violino. La Carter ha studiato con il metodo Suzuki, che ha come massima “Learning by doing”, come dire suonare più ad orecchio piuttosto che seguendo lo spartito, la base per un potenziale di improvvisazione: “Questo metodo ci ha liberato dai fogli, dalle note stampate” conferma lei stessa. All’inizio la Carter aveva interesse per la musica classica. Poi col tempo scopre il suo interesse per il rhythm & blues. “A Detroit sono accadute così tante cose a livello musicale. Ci sono stati Motown, Parliament, Funkadelic, e naturalmente l’orchestra sinfonica, insomma di tutto un po’. A scuola avevo lezione di musica indiana e storia e naturalmente anche di musica africana”. Il suo scopo dichiarato era quello di diventare solista in una delle orchestre importanti, e in giovinezza studia con la Detroit Civic Symphonikern, con la quale si esibisce anche. Il jazz non è così importante nella sua vita almeno fino al momento in cui, studentessa alla High-School, ascolta un concerto del violinista Jean Luc Ponty. “Mi sono innamorata subito di questa musica, ed ho iniziato ad avvicinarmi al jazz”. Al New England Coservatory studia sia jazz che classica, fino a che non decide di fare del jazz il suo stile. Dopo due anni al conservatorio cambia con la Oakland University del Michigan e suona regolarmente nei dintorni di Detroit con musicisti locali come per esempio il trombettista Marcus Belgrave. Nel 1987 entra a far parte del quintetto Straight Ahead una jazz band composta soltanto da donne. Con la Straight Ahead registra due album, prima di fare il suo debutto da solista. Vivendo a New York lavora con musicisti quali Oliver Lake, Max Roach, il Uptown String e con lo String Trio di New York. Regina Carter - violino, voce Klaus Adolf “Vana”Gierig - piano Chris Lightcap - contrabasso Alvester Garnett – batteria, cori Mayra Casales – percussioni, cori. www.reginacarter.com