RICHARD WATERS Durante una parata svoltasi a Haight -Ashbury nel 1968, a Richard Waters capitò di vedere un kalimba - lo strumento africano denominato a volte "pianoforte a mano" - nelle mani di un musicista da strada. Ciò fu qualcosa di veramente nuovo per lui a quel tempo. Egli era attratto dallo strumento sia per la musica che produceva sia per la sua forma e dunque gli venne in mente l'idea che fosse possibile realizzare un mondo di suoni bellissimi persino ad un principiante che prende in mano lo strumento per la prima volta. Richard si appellò alle sue capacità così come fa uno scultore con le cose che aveva visto prima dell'inizio della scultura stessa. Mise assieme alcune piccole kalimba somiglianti dei barattoli o lattine e a delle ragnatele di fili di ferro saldate a risonatori metallici. Non era affatto interessato a quegli approcci musicali restrittivi e limitativi che lo avrebbero spinto a tentare di produrre scale specifiche, vedeva semplicemente costruire un oggetto che risultare interessante alla vista, capace di produrre i suoni che gli piacevano. Richiamandoli ad altro strumento che aveva visto in quella stessa occasione, possiamo ben dire che questo gli offrì ulteriore ispirazione. Qualche tempo prima, a casa di un suo amico, aveva avuto l'opportunità di suonare quello che gli era stato detto essere una batteria tibetana ad acqua, una specie di vaso metallico contenente acqua al suo interno, suonata con la semplice percussione delle mani - l'acqua, muovendosi dentro, faceva si che lo strumento acquisisse uno tono insolito, molto vario e sfuggente. Fu dal cannubio di queste due idee - la batteria ad acqua ed il kalimba - che ebbe luogo la nascita del Waterphone (acquafono). Il Waterphone prese forma soltanto molto gradualmente, visto che Richard costruiva modello dopo modello e prototipo dopo prototipo, apportando miglioramenti al progetto ad ogni momento del lavoro in atto. Ora, nella sua forma pienamente sviluppata, il Waterphone è un vaso rovesciato, fatto di acciaio inossidabile, con una base e il fondo di quest'ultima completamente piatto e la parte superiore, o il collo, molto stretto o ridotto rispetto alla base. Salendo via via dalla periferia della base si possono notare 40 aste, bochette di varie lunghezze graduali. Una piccola qualità di acqua - giusta appena per coprire il fondo - è posta all'interno del vaso. Il suono viene prodotto dai toni chiari e squillanti delle bacchette nella loro interazione con le risonanze spesso diverse e riccamente edoristiche del vaso a modulazione idrica. Il modo più comune di suonare il Waterphone è quello di pizzicare o toccare le bocchette. L'asta più bassa nel tono risulta molto gradevole all'ascolto. Vi possono anche scuotere le statistiche oppure il vaso stesso con un'altra bacchetta medio - leggera, battere sul fondo con le dita, o ottenere dei suoni prolungati dal fondo medesimo attraverso l'uso di una pallina da superball. Muovendo lentamente il Waterphone quando si sta suonando, è possibile regolare il movimento dell'acqua in modo da dare al tono la sua caratteristica qualità fluida - le bacchette producono toni molteplici a seconda della loro lunghezza e del loro sistema di vibrazione. Richard non ama sintonizzarle alle scali più standard, preferisce invece seguire un processo intuitivo di ricerca sistematica delle interazioni tra le bacchette e delle loro relazioni con le risonanze prodotte dal vaso. I musicisti di solito trovano che il Waterphone non adatto per le melodie di suoni più convenzionali, è sicuramente più adatto per la realizzazione della propria sorta di melodia nelle sue prolungate e particolari armonie, nella propria effervescenza ad esso innate. Ciò che ho dimenticato / ammesso di dire fino ad ora - sebbene esso sia essenzialmente il punto centrale - riguarda il fatto che il suono del Waterphone è assolutamente incantevole. Con i suoi toni armonici e con le sue tinte timbrali sempre più varie e scorrevoli, il suo suono è stato paragonato a quello emesso da una balena e dunque simile alle "canzoni" delle balene. Così come il kalimba ha cotto l'occhio attento di Richard nel 1968, chiunque può prendere il Waterphone e facilmente imparare a creare da questo i suoni più belli e gradevoli all'ascolto. E' possibile ascoltare appena un accenno del suono del Waterphone nei passaggi d diaperture appartenenti al brano di Susan Rawcliffe intitolato "Aquaknots" presente nel CD che vi è preso in considerazione per lo sviluppo tecnico di questo argomento.