Il sound dei virtuosismi di Richie Kotzen è inconfondibile, lo si riconosce sin dalle prime note. Kotzen si è costruito una carriera come cantante e compositore di tutto rispetto spaziando tra rock, blues, jazz e fusion arrivando fino al pop e al soul. Più di vent’anni trascorsi in tour esibendosi negli Stati Uniti, in Europa, America Latina e Giappone, guadagnandosi così una forte fan base che lo segue con grande passione ed entusiasmo. Nel 1996 la Fender Guitar lo ha onorato con ben due chitarre con la propria signature; la Telecaster firmata Richie Kotzen è tutt’oggi disponibile e resta tra i top seller del celebre marchio di strumenti musicali. L’evento che però ha segnato particolarmente l’artista a livello professionale e personale è stato nel 2006, quando Richie ha ricevuto la chiamata degli storici The Rolling Stones per aprire a una serie di concerti della band in Giappone. Durante la sua carriera Richie Kotzen ha collaborato e si è esibito con altre band e artisti importanti, tra cui Poison, Mr. Big, Vertù e le leggende del jazz Stanley Clarke e Lenny White; da citare inoltre la militanza nei The Winery Dogs, supergruppo formato con Billy Sheehan (Steve Vai, Mr. Big) e Mike Portnoy (Dream Theater) con cui Richie ha pubblicato due dischi ‘The Winery Dogs’ e ‘Hot Streak’.
Il 14 aprile dello scorso anno Richie ha pubblicato il disco solista ‘Salting Earth’ uscito per Headroom-Inc; l’album è il ventunesimo della carriera di Kotzen e rappresenta il bisogno dell’artista di distaccarsi dai progetti relativi alle collaborazioni con altre band per poter “rigenerare” il proprio personale processo creativo. ‘Salting Earth’ arriva infatti dopo il mega successo di ‘Cannibal’ (2015) a cui è seguito un periodo di pausa che l’artista ha preso come occasione per poter riportare equilibrio tra la vita personale e quella artistica. Riguardo la creatività e l’ispirazione artistica Kotzen afferma infatti “It really comes down to the balance between your artistic side and your life side. You need balance between the two, and that’s why it’s so important for me to take long breaks from music […] Then, when I find myself coming back to music, I end up in a situation with a wealth of ideas and creative energy. When I’m in that zone, the music literally writes itself. Lyrics, music, production, performance — it all happens simultaneously on its own.”