“Canzoni su commissione” è il terzo lavoro di Roberta Carrieri e il titolo non è casuale. I brani sono stati infatti “commissionati” a Roberta da amici, colleghi o conoscenti (tutti, a parte “L’erba voglio”).
Il primo, per esempio, “In fondo al cielo”, nasce dai tre concetti-chiave “pelle, occhi, in fondo al cielo” proposti da Michele Mozzati (di Gino e Michele), sui quali Roberta ricama accuratamente parole e pensieri. I tre concetti di partenza escono subito allo scoperto nei primi versi: “Tocco la tua pelle / guardami negli occhi / guarda la mia pelle e poi toccami con gli occhi / in fondo al cielo cosa c’è / l’interrogativo dei miei perché”; così come la commissione è subito esplicita: “mi invento una canzone in fondo al cielo / perché me l’hai chiesto tu”. Una delle migliori per armonia di musica, parole e poesia, insieme a “A me piace vivere” e “Batman”. La prima parla dell’importanza di rischiare senza aver paura, per non avere alcun rimpianto e godere di ogni momento; la seconda si fonda sull’immagine, semplice e comunque poetica, di Batman che piange “per una foglia nel vento”, perché “anche gli eroi piangono”, e non è un segno di debolezza.
Nel disco c’è posto anche per l’amore: quello degli eccessi, a tre, o quello che non ha problemi d’età. Il primo è quello che emerge da “Stavo così bene”, un brano che è divertimento puro, la reazione giustificata a una relazione finita e la necessità di inseguire feste con le amiche e desiderare solo alcool nelle vene (“voglio solo scolarmi tutto il bar”), con tanto d’ironia finale (“ho detto ‘scolare’?”). Il secondo è quello di “Come sai fare tu”, nata dalla collaborazione con Gian Maria Accusani (Prozac + e Sick Tamburo); il terzo, chiaramente, è quello di “Milf”, che canta l’amore tra una donna e un ragazzo molto più giovane di lei in una nottata di eccessi.
“L’erba voglio”, invece, è più personale, oscilla tra rock ed elettronica, non è stata commissionata da nessuno, ma è bellissima lo stesso. È la facilità di soddisfare i desideri, quando i desideri sono semplici. E soprattutto di accontentarsi di ciò che si ha (“io voglio tutto quello che ho”). Più personali, e ancora più belle, sono “Innamorata a Milano” e “Vita da cantautrice”: la prima è l’“emigrazione” di Roberta nel capoluogo lombardo, le difficoltà, le gioie e le tristezze, l’inseguimento dei sogni. La sincerità è disarmante ed evidente e il brano è bellissimo. La seconda narra con la giusta ironia i pregi e i difetti di scegliere una vita “da cantautrice”, che non è sempre come s’immagina a volte fatta solo di divertimenti, qualche canzone e birre gratis.
I picchi di intensità, però, si raggiungono in “Dora Oma” e “Amore e morte”. La prima cerca di rendere “più giocosa” una storia tristissima, vista con gli occhi di un bambino. E ci riesce, commuovendo e facendo sorridere allo stesso tempo. Gianni Opitz, il committente, può esserne contento. La seconda nasce da una storia vera raccontata a Roberta da Simone Cristicchi. Splendida, intensa e delicata, e pure ironica.
L’importanza del disco, a parte il piacere dell’ascolto (perché è un lavoro veramente ben fatto, sia dal punto di vista musicale, che da quello dei testi, che della voce, mai banale e dallo stile originale) e le risate (perché sa essere ironico, anche quando affronta temi più pesanti), sta nella fantasia, la capacità di inventare storie partendo da suggerimenti esterni. L’esperimento è perfettamente riuscito. E gran parte del merito è di Roberta Carrieri, della sua attitudine quasi teatrale, contemporaneamente sensibile, ironica e sensuale. Perché Roberta ha personalità da vendere. È una di quelle artiste che non sono solo musiciste, cantanti, cantautrici o interpreti. Roberta Carrieri è molto di più. È una scrittrice che incatena parole, assonanze e allitterazioni per creare poesia. E c’è tutto questo nel suo ultimo disco, tutto da ascoltare e divorare.