RON SEXSMITH Whereabouts Il babyface canadese non cambia quasi nulla rispetto ai due album precedenti, soprattutto non cambia né atmosfere né produttori (i fluidificanti Mitchell Froom e Tchad Blake). Se lo può permettere perché sa di possedere un talento melodico invidiabile e invidiato, portato ad esempio persino da un compagno di scrittura sofisticato come Elvis Costello. Si è detto di recente che Tom Petty è grande nonostante si comporti come se nulla nel mondo musicale fosse cambiato dal 1976. Lo stesso vale per Ron Sexsmith, che ignora ogni enfasi ritmica rock e, come grandi autori popolari di una volta, adora lavorare su strofa e inciso piuttosto che puntare tutto sul ritornello. Come massima concessione al moderno ci sono le citazioni di Michael Franks (Right About Now) e del Ralph McTell più autunnale (In A Flash). Naturalmente si ascoltano quasi solo strumenti acustici e quando occorre arriva il giusto contributo orchestrale. A parte un calo d'ispirazione verso la fine, tutto sarebbe, ancora una volta, perfetto. Peccato solo che i testi sianobanali esempi di scrittura automatica in chiave sentimentale. E con poco cuore per di più!