ROOTS MANUVA Brand New Second Hand Cambiano le regole del gioco nell'universo hip hop. E cambiano anche gli scenari, la topografia classica entro cui i rapper si muovono. Per rendersene conto, basta ascoltare i dischi d'esordio di Roots Manuva (inglese). Il primo, con una voce "afro" che fa pensare a infuocati comizi da X-Clan, rime sconnesse, suoni in bilico fra il dub, la sampladelia della generazione techno (bassi subsonici da jungle, interferenze "spacey") e del trip hop d'oltremanica più apocalittico (archi, piani stonati in sequenza), pensa hip hop come se fosse il fratello minore di Nicolette e volesse emulare d'altra parte la paranoia di Tricky. Un clone? Per niente. Roots Manuva ha originalità da vendere. Come Tricky, sa bene che dietro l'angolo ci potrebbe essere l'inferno. Lo sa bene perché ci si inoltra senza timore, regalandoci un disco di grande spessore.